Sulla pistola di Sissy nessuna traccia di altre persone
VENEZIA. Sulla Beretta d’ordinanza di Sissy Trovato Mazza, l’agente di polizia penitenziaria raggiunta da un proiettile alla testa il 1° novembre 2016 in uno degli ascensori dell’ospedale Civile e morta il 12 gennaio scorso, sono state trovate due tracce di sangue a lei riconducibili.
Tracce, queste, nella parte latero-posteriore dell’arma. «Nessuna ulteriore traccia biologica, né di Sissy, né di altre persone, è stata rinvenuta sull’arma che è stata sottoposta a prelievi in tutte le sue componenti, impugnatura e grilletto compresi».
Lo spiegano in una nota l’avvocato Girolamo Albanese, legale della famiglia Trovato Mazza, la genetista Anna Barbaro e l’informatico forense Angelo La Marca, periti di parte, dopo il deposito delle consulenze sulla pistola e sul pc portatile dell’agente originaria della Calabria. Indagini suppletive, queste, disposte dalla gip Barbara Lancieri in parziale accoglimento all’opposizione all’archiviazione da parte della famiglia. La Procura aveva nominato la genetista Luciana Caenazzo e l’informatico forense Nicola Chemello.
Quanto alle tracce di sangue, spiegano i periti di parte, «stante il loro posizionamento e la loro unicità, si ritiene che possano derivare anche da imbrattamento nelle fasi successive all’evento». Gli accertamenti di natura biologica non hanno tuttavia chiarito tutti i dubbi.
«L’assenza di tracce ematiche sulla canna e sul vivo di volata, che nel caso di un colpo da contatto e/o ravvicinato rappresenta la parte della pistola dove maggiormente ci si aspetta di ritrovare tracce ematiche e/o residui di materiale organico, pone in dubbio l’ipotesi che il colpo sia stato sparato a contatto», continuano i periti, «Così come non si può escludere che l’arma sia stata ripulita, tanto meno si può escludere che eventuali tracce biologiche minime derivanti dal maneggiamento dell’arma, qualora fossero state presenti, possano essersi deteriorate nelle precedenti fasi degli accertamenti dattiloscopici e balistici, anche in ragione del tempo trascorso». Di qui la necessità, secondo gli specialisti nominati dalla famiglia, di ulteriori approfondimenti sulla dinamica complessiva dell’evento, ancora non chiarita.
il pc portatile
Nessuna formattazione o altre anomalie di rilievo sul pc portatile di Sissy. Questo hanno chiarito gli accertamenti di natura informatica. Già i primi controlli sul computer dell’agente di polizia penitenziaria avevano permesso di rilevare come non ci fossero state manomissioni per quanto riguarda viti o sostituzione di hard disk. È stata rilevata una pausa nell’utilizzo del portatile dal 1° luglio 2016 al 16 dicembre 2016, quando i familiari lo avevano recuperato e acceso. Restano comunque da scandagliare i 91 giga di file salvati nella memoria del computer e che sono stati estratti dagli informatici forensi.
A breve dovrebbero arrivare i risultati dell’analisi delle celle telefoniche e dell’autopsia. Dopodiché la pm Elisabetta Spigarelli, che già a suo tempo aveva chiesto l’archiviazione del fascicolo per istigazione al suicidio, trarrà le proprie conclusioni. —
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