Suicidio per «stress lavorativo», azienda paga i danni al marito
VENEZIA. Un suicidio legato a una patologia derivante anche allo stress maturato nell'ambiente di lavoro: questo quanto riconosciuto dal giudice del lavoro di Venezia, Anna Menegazzo, in una causa intentata dal marito di una donna che nel giugno del 2006 si era uccisa gettandosi dal tetto dell'azienda di prodotti farmaceutici dove lavorava, nel veneziano. La sentenza ha deciso il pagamento a favore del congiunto della donna degli arretrati, degli interessi di natura legale e delle spese funerarie.
La causa era stata intentata all'Inail che non aveva accolto la richiesta del marito di accedere al risarcimento previsto per le vittime del lavoro, visto che non era provata la correlazione tra stress da lavoro e suicidio. Secondo quanto riferito dal marito, gli ultimi tre anni di vita professionale della moglie erano stati molto difficili, in relazione anche a problemi nel settore dove era impiegata legati a delle confezioni di flebo, e aveva maturato il timore di poter essere incolpata.
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia