Studio sull’ospedale unico «Ci costerà 300 mila euro»

La preoccupazione di Striuli, presidente della conferenza dei sindaci sanità Bertoncello chiede le dimissioni di Bramezza: «Inadeguato a dirigere l’Asl 10»
Di Giovanni Cagnassi
PORTOGRUARO - DINO TOMMASELLA - DE POLO - CONFERENZA DEI SINDACI - BERTONCELLO
PORTOGRUARO - DINO TOMMASELLA - DE POLO - CONFERENZA DEI SINDACI - BERTONCELLO

«Ora perderemo altri due o tre anni per questo studio della conferenza dei sindaci sul sito per l’ospedale unico, che costerà 300 mila euro alle nostre casse». Il primo cittadino di Caorle, presidente della Conferenza dei sindaci sanità, Luciano Striuli, non ci sta a passare per colpevole dopo che qualcuno ha criticato le sue posizioni intransigenti e lo ha accostato a Regione e Asl nell’intento di far passare il tempo per poi dare via libera alle schede regionali.

«Ho portato al voto 15 proposte», spiega Striuli, «e i sindaci non hanno trovato accordo se non su questa idea di uno studio delle tre aree, tra Sandonatese, Portogruarese e area baricentrica che costerà altro tempo e denaro. A tergiversare è stato tutto il centrosinistra, questa è la verità. Invece, se ci fosse stata una posizione unanime e condivisa sull’ospedale unico da parte dei sindaci, allora sì che avremmo potuto bloccare le schede regionali che ora sono partite, come il direttore generale Bramezza ha anticipato».

Sfuma la decisione sull’ospedale unico, da ieri la programmazione regionale secondo le temute schede è partita. Polo chirurgico a Portogruaro, polo medico a San Donà e infine quello riabilitativo a Jesolo, con taglio dei doppioni e trasferimenti di reparti. Tanto per citare alcune modifiche e trasferimenti, rianimazione andrà a Portogruaro, neurologia a San Donà, chirurgia a Portogruaro, con dieci posti a San Donà che resteranno comunque, cardiologia sarà a San Donà.

«Finalmente si scoprono le carte», attacca il segretario del Pd di San Donà, David Vian, «il direttore Bramezza, spinto dalla Regione a far dividere il territorio del Veneto Orientale in una lotta fratricida tra i sindaci del Sandonatese e del Portogruarese per la scelta del sito dell’ospedale unico, esce allo scoperto, dichiarando che adesso applicherà le schede ospedaliere. Vogliamo i 20 milioni che la Regione non gira alla nostra Asl e un progetto concreto per la riorganizzazione dei servizi».

Il sindaco di Musile, Gianluca Forcolin, punta ancora il dito contro quello di San Donà, Andrea Cereser: «Io mi sto battendo per mantenere l’ospedale unico a San Donà, lui lo ha venduto alle logiche della segreteria Pd». Dalla Regione, i consiglieri regionali del Pd Bruno Pigozzo e Alessio Alessandrini pretendono che sia bloccata l’applicazione delle nuove schede regionali.

Il sindaco di Portogruaro, Antonio Bertoncello, ritiene che «l’assemblea ha sancito le gravissime responsabilità e l’incapacità del direttore generale dell’Asl 10, che non ha saputo e non ha voluto individuare le soluzioni, più idonee e possibili, per organizzare e riqualificare la sanità del Veneto Orientale. È il momento che dia le dimissioni». Gli fa eco da San Donà, Andrea Cereser: «È inaccettabile che il direttore generale minacci l’applicazione delle schede definendole “un bagno di sangue”, tentando di ricattare i sindaci», dice, dopo aver convocato già per stasera una conferenza dei capigruppo sull’argomento, «vuol dire che egli stesso riconosce che le proposte di riorganizzazione decise dalla giunta regionale, e cioè spaccare l’ospedale con chirurgia a Portogruaro e medicina a San Donà, non sono sostenibili e penalizzerebbero ulteriormente il territorio».

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