Studiare il bondage per capire chi siamo Parola di salesiani
L’analisi nell’ambito del master in sessuologia dell’istituto «Dobbiamo interrogarci su quello che accade nel mondo»
Se il
bondage
e le pratiche sessuali non convenzionali sono stati sdoganati dal successo globale di “Cinquanta sfumature” e dagli atletici rapporti sessuali tra Mr Grey e Anastasia, a indagare a tutto tondo le fantasie erotiche basate sul dolore, la sottomissione e l’umiliazione tra due o più partner adulti, è lo Iusve. L’Istituto universitario salesiano di Venezia ha dedicato ieri al tema bollente un’intera giornata di studio nella quale sessuologi, psicologi e criminologi si sono confrontati per fornire un contributo scientifico utile in chiave psicologica e in ambito criminale.
Come cambiano le abitudini.
A innescare il confronto su queste tematiche, il fatto che l’ultima versione del Manuale diagnostico e statistico delle malattie mentali, pubblicato in Italia nel 2014, derubrica gli “eccessi” legati alle pratiche Bdsm (masochismo, dominazione, sottomissione) in ambito psicologico a normali pratiche sessuali, ossia “parafilie”, vale a dire una modalità particolare di espressione dei propri affetti «che non è una patologia ma lo potrebbe però diventare». Salvatore Capodieci, direttore del master in sessuologia, è chiaro: «Cerchiamo delle linee guida per capire e approfondire questo fenomeno, che non è più una patologia, ma sta al confine tra la libera espressione delle coppie e degli individui e un crinale che può individuare elementi di tipo psicopatologico che potrebbero richiedere un aiuto». Il manuale oggetto di studio si è basato su dati scientifici: «Sono stati esaminati casi in cui è emerso che chi pratica Bdsm non ha subito abusi e non è psicotico». Ricadute sociali? «Essendo una novità, è importante su vari fronti cercare di capire come lavorare a livello terapeutico ed educativo».
La chiesa e il sesso estremo.
Perché proprio un’università salesiana studia il
bondage
? Mariano Diotto direttore del compartimento di comunicazione dello Iusve, non si tira indietro: «Ce ne occupiamo perché siamo un’università, che deve perciò interrogarsi su quello che accade nel mondo esterno, aspetto psicologico e criminologico devono dialogare, la legge italiana ha regole che non corrispondono a quello che il manuale psichiatrico racconta, come salesiani mettiamo al centro la persona e le dinamiche antropologiche. Avendo un master sulla sessualità dobbiamo fornire ai futuri psicologi competenze per lavorare in modo corretto». Secondo Diotto, i salesiani hanno un punto di vista preferenziale. «Noi ce ne occupiamo in modo neutro, la chiesa non ha interessi: il Vaticano ha detto che la chiesa è nel mondo e noi siamo in dialogo col mondo».
Sexting e tutela dei minori.
Sono moltissime le conseguenza di questo “sdoganamento”, come spiegano il direttore del dipartimento, Nicola Giacopini e il criminologo Marco Monzani. Risvolti nel diritto civile legato alle separazioni, messi in risalto da Fabio Benatti e nel labile universo online, legato ai minori e social media. «L’aspetto del sexting online è una materia da affrontare, soprattutto per tutelare i minori».
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