Studenti Iuav bendati e in carrozzinaper provare le barriere architettoniche

Sulle mille insidie di piazzale Roma si è basata la visita esperienziale - ideata dai docenti Iuav (Istituto Universitario di Architettura di Venezia) Stefano Maurizio e Valeria Tatano -  che ha spinto una sessantina di studenti bendati o in carrozzina a testare di persona l’impatto delle barriere architettoniche
VENEZIA.
Welcome to Venice, benvenuti a Venezia: facile a dirsi, difficile a farsi. Soprattutto per chi da fuori arriva a Piazzale Roma e ha seri problemi motori o di vista. E’ proprio sulle mille insidie del piazzale che si è basata la visita esperienziale svoltasi ieri mattina su proposta dei docenti Iuav, Stefano Maurizio e Valeria Tatano. Una sessantina di studenti bendati o in carrozzina hanno provato sulla propria pelle l’impatto delle barriere architettoniche.


L’esperimento si è svolto nell’ambito dei workshop estivi di architettura ed è finalizzato alla progettazione di Piazzale Roma sotto il profilo della completa accessibilità.

Divisi in quattro gruppi di 15 persone, gli studenti, accompagnati da docenti e guide di associazioni per i diritti dei disabili e degli ipovedenti, hanno fatto un giro del piazzale camminando praticamente al buio - con l’applicazione di una maschera per ridurre la visibilità al minimo - o spostandosi con una sedia a rotelle. L’esperimento ha consentito di tracciare una mappa di Piazzale Roma simile a quella di un campo minato, impossibile da attraversare senza l’aiuto di un accompagnatore.


A partire dai cartelli alla base del
Ponte di Calatrava
, la cui lettura risulta difficilissima, Piazzale Roma presenta una serie di ostacoli di non poco conto. Seguendo Anna Durigon, iscritta al secondo anno, è stato possibile farsi un’idea delle difficoltà che una persona ipovedente potrebbe incontrare: scendere gli
scalini
in prossimità del ponte è stata per lei un’impresa, per non parlare del grande
attraversamento pedonale
in diagonale che, pur segnalato da una vernice contenente della resina percepibile al tatto, rappresenta comunque un pericolo.



«Andavo pianissimo e cercavo di orientarmi seguendo le macchie di colore, le luci e le ombre - ha raccontato Anna - ma non sono riuscita ad abituarmi. Non è facile, le ombre possono sembrare depressioni del terreno e poi qui i cartelli non hanno colori forti e distinguibili. Anche le fughe delle piastrelle traggono in inganno. Se fossi stata sola davvero non avrei saputo come fare».


E’ andata un po’ meglio alla sua compagna Deborah Zaggia, la quale ha commentato: «Non devo più lamentarmi della mia miopia, è veramente difficile. Basterebbe usare colori più vivi e già qualcosa si risolverebbe».

Problemi anche maggiori poi sono stati riscontrati dai gruppi che hanno affrontato l’esperimento seduti su una sedia a rotelle. «Vicino ai
parcheggi riservati
- ha detto il professor Stefano Maurizio - c’è un
cordolo
di gomma alto dieci centimetri che è impossibile da superare per chi vuole attraversare il piazzale e andare al ponte di Calatrava o ai giardini Papadopoli».


Proseguendo si incontra il dislivello della breve rampa in cemento che porta al
People Mover
, di fronte al quale una carrozzina rischia di incastrarsi e capovolgersi. L’entrata al pianoterra del
garage comunale
poi, dove si trovano i parcheggi riservati, non è debitamente segnalata e vi si può accedere solo con una tessera. Riuscendo con un po’ di fortuna ad entrare, ci si imbatte subito in una discesa, mentre per tornare indietro bisogna prendere la rincorsa e superare il rialzo della porta tagliafuoco. Per quanto riguarda le biglietterie invece, l’accesso a quella coperta è reso molto faticoso dalla presenza di porte che, per essere aperte, richiedono un notevole sforzo, impedendo così di manovrare la sedia a rotelle.


Anche il
bancomat
lì vicino infine non va bene: è posto troppo in alto rispetto all’altezza media raggiunta da una persona in carrozzina. «Questo workshop nasce da una serie di incontri che ci hanno stimolato a lavorare su una delle porte di Venezia, il suo ingresso automobilistico. Non ha l’ambizione di risolvere i problemi, ma di proporre delle riflessioni dal punto di vista della progettazione universale. Abbiamo raccomandato ai ragazzi di non farsi sopraffare da questa esperienza e di ragionare con la testa del progettista, ma questa prova se la ricorderanno per tutta la vita». I risultati del lavoro, cofinanziato dalla Regione, saranno visibili tra il 15 e il 16 luglio a Santa Marta e ai Magazzini Ligabue.

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