Studenti fuori dalle scuole boicottate le prove Invalsi

Il maggior numero di adesioni agli istituti Stefanini, Gritti, Polo e al liceo artistico Assemblea dei ragazzi al laboratorio Loco: «Con i test si valutano solo le nozioni»

Alcuni non si sono presentati in classe e hanno distribuito volantini ai cancelli, altri hanno consegnato la scheda in bianco. Come da copione ieri mattina molti studenti delle scuole superiori della città hanno deciso di boicottare i test Invalsi, le prove che hanno lo scopo di valutare i livelli di apprendimento degli studenti. Ieri i test sono stati somministrati agli studenti delle classi seconde delle scuole superiori, ma molti studenti - soprattutto al Gritti, allo Stefanini, al Marco Polo e al liceo Artistico - hanno deciso di non presentarsi all’appuntamento.

E una parte di loro - una sessantina - ha preferito trovarsi al laboratorio occupato Loco, tra via Piave e via Carducci, per duscutere dei problemi relativi non solo alle prove Invalsi (l’acronimo dell’Istituto nazionale per la valutazione del sistema dell'istruzione) ma anche al disegno di legge della buona scuola. Dopo lo sciopero del 5 maggio, la giornata di ieri è stata un’altra tappa delle mobilitazioni del prossimo autunno. «Sono prove che abbiamo già contestato e boicottato gli anni scorsi in quanto non riescono a valutare realmente le capacità degli studenti, la forma dei test a crocette prevede una conoscenza puramente nozionistica e che non incentiva per nulla un pensiero critico», spiega Irene Galliolo, rappresentante al liceo Stefanini e membro del coordinamento degli studenti. «Per noi gli Invalsi sono invece utilizzati per aumentare il divario di finanziamenti tra le diverse scuole finendo così per colpire le più svantaggiate», aggiunge, «creando scuole di serie A e di serie B. Abbiamo deciso inoltre di mobilitarci per continuare il percorso iniziato lo scorso 5 maggio contro la riforma della Buona Scuola. Riforma che serve solamente a favorire l'ingresso dei privati nei consigli d'istituto, non solo permettendogli di influire sui percorsi di studio, ma garantendogli anche manodopera a basso costo in cambio di qualche finanziamento in più alla scuola pubblica. Le centinaia di ore di stage gratuito che vengono descritte come percorso di formazione non sono altro che la nuova frontiera dello sfruttamento legalizzato e voluto da Renzi». Quella degli studenti è quindi una posizione molto critica nei confronti della riforma. Ma anche molti docenti non sono da meno, sia nei confronti della riforma della scuola, sia nei confronti dei testi Invalsi. La settimana scorsa invece era stato lo sciopero dei bidelli a provocare la chiusura delle scuole e l’impossibilità di realizzare i test Invalsi. (f.fur.)

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