Studenti e professori contro il test Invalsi. Boicottaggio riuscito
di Francesco Furlan
MESTRE. Studenti a casa, riuniti in sit-in oppure in classe, ma con la matita al posto della penna per rendere inutili i test. È riuscito il boicottaggio delle prove Invalsi, ieri riservate agli studenti di seconda superiore, dopo che nelle scorse settimane erano state somministrate agli alunni delle scuole medie (l’altro ieri) ed elementari (il 7 maggio). Sono stati una minoranza gli studenti che, tra Mestre e Venezia, hanno compilato i test - prove uguali per tutti gli indirizzi - voluti dal ministero dell’Istruzione per valutare «conoscenze e abilità degli studenti» e contestati da studenti e professori per la loro incapacità di valutare lo stato di salute delle scuola italiana. Quest’anno, per la prima volta, la protesta lanciata dai Cobas in città ha avuto ampi riscontri, soprattutto per l’adesione degli studenti, e in particolare di quelli del coordinamento degli studenti medi, che nei giorni scorsi hanno organizzato assemblee in molte scuole.
Le prove sono saltate nelle sei classi seconde del liceo artistico di Venezia - in quattro per lo sciopero dei docenti, in due perché i ragazzi non si sono presentati - al Mozzoni e al Guggenheim ai Carmini. All’istituto Gritti di via Muratori su 240 studenti solo 33 sono entrati in classe per il test che ha impegnato tutta la mattina, prima con la prova di italiano e poi con quella di matematica. La maggior parte degli studenti ha preferito però riunirsi in un sit-in, nonostante la pioggia, e discutere dell’uso e la funzione dei test. «No vogliamo partecipare ai test Invalsi» spiega Federica, rappresentante d’istituto del Gritti «perché riteniamo che non siano uno strumento valido per valutare le nostre competenze e quelle dei professori. Non è con un test che si misura la capacità dei nostri insegnanti. Temiamo poi che i risultati delle prove siano funzionali a decidere come ripartire i finanziamenti, premiando le scuole migliori, quando sono quelle più in difficoltà che invece dovrebbero essere aiutare».
Le prove sono state contestate anche al liceo Bruno, dove, come spiega Elisa, rappresentante d’istituto, «molti ragazzi di seconda sono stati a casa, mentre quelli che hanno partecipato lo hanno fatto compilandolo con la matita o cancellando il codice a barre d’identificazione, così da annullare il valore della prova». Studenti in azione anche al liceo Stefanini, dove alcuni rappresentanti sono entrati nelle classi in cui erano in corso le prove leggendo un comunicato per esprimere contrarierà alle prove. Contestazioni al liceo Marco Polo del centro storico e in quasi tutti gli altri istituti della città e della provincia. «Un’adesione importante, sia per lo sciopero dei docenti che dovevano somministrare le prove sia per l’adesione dei ragazzi» spiega Stefano Micheletti dei Cobas Venezia «tutti stanno capendo l’inutilità dei test, che trasformano la scuola in un gioco a quiz».
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