Stroncato da un infarto l’ideatore di Veneto City
VIGONZA. È morto domenica in Crimea l’ingegner Luigi Endrizzi. Aveva 74 anni: lo ha stroncato un infarto. La conferma giunge dal cognato, Antonio Parpajola. Endrizzi si trovava a Staryj Krym da qualche giorno per partecipare a battute di caccia, una passione che lo annoverava fra i più entusiasti. Era partito da Vigonza con i suoi cani da caccia, dei campioni vincitori di tanti premi, e i suoi fucili. L’accompagnava Luca, 35 anni, addestratore di cani ed esperto di caccia che da anni seguiva l’ingegnere nei suoi viaggi.
Verso le 11 si trovava ancora in albergo quando ha accusato le classiche fitte al petto che spesso preannunciano un imminente infarto e ha telefonato a Padova, al medico personale, che gli ha consigliato di farsi accompagnare in ospedale e di assumere una pastiglia sublinguale che l’ingegnere si portava sempre dietro in quanto sofferente di una patologia cardiaca. Era stato anche operato. Una corsa veloce, sono solo 5 i chilometri che separano l’albergo dalla struttura sanitaria di Staryj Krym. «E da quanto mi ha riferito il suo accompagnatore», ha confermato ieri il cognato, «assumendo la pastiglia il malessere gli era passato. Si sentiva abbastanza bene e voleva tornare in albergo. Ma poi ha aggiunto: mi fa male un po’ la schiena. Sono state le sue ultime parole e purtroppo è crollato a terra, fulminato da un infarto».
Alla tragedia ha dunque assistito Luca, che è sconvolto e sotto choc. Raggiunto al telefono non è riuscito a dire che due parole: «Per me era un papà», ha affermato con la voce rotta dallo strazio. «Abbiamo scherzato fino a colazione, parlavamo di altri viaggi e dei cani». La salma di Endrizzi è trattenuta nell’obitorio della cittadina e già ieri è stata richiesta l’autorizzazione da parte di un parente per poter eseguire l’autopsia. La notizia dell’improvviso decesso di Endrizzi è arrivata a Vigonza nel primo pomeriggio suscitando il cordoglio di quanti lo avevano conosciuto.
Aveva un sogno, l’ingegner Luigi Endrizzi: Veneto City. Ma se n’è andato senza nemmeno riuscire a vedere la posa della prima pietra della sua creatura più agognata. Diciannove anni fa, nel 1998, Endrizzi aveva costituito la società Veneto City spa. L’accordo per la pianificazione coordinata venne sottoscritto nel 2005 dalla Regione, dalla Provincia di Venezia e dai Comuni di Dolo, di Mirano e di Pianiga. Lo studio preliminare fu sottoscritto nel 2007 dai sindaci di Dolo e Pianiga. Il 30 giugno 2011 la Regione, la Provincia e i Comuni di Dolo e Pianiga firmarono l’accordo di programma. Che certo non suscitò l’entusiasmo di Confesercenti, Cia e ambientalisti, i quali a settembre marciarono su Dolo per dire “no” al progetto.
Le cifre, d’altra parte, erano impressionanti: un milione 600 mila metri cubi - tra negozi, centri commerciali, alberghi e servizi - su un’area rurale di 718 mila metri quadrati tra Padova e Venezia. Il 30 dicembre 2011 Luca Zaia autografò gli atti per l’approvazione definitiva di Veneto City. I punti di forza del piano erano rappresentati da una progettazione smart e sostenibile, affidata in primis all’architetto Mario Cucinella, e dalla previsione di 14 mila nuovi posti di lavoro (settemila addetti in loco e altrettanti nell’indotto). La spa vedeva Endrizzi detenere il 26,9% al pari della Finpiave di Bepi Stefanel. Mantovani era attestato al 22,2%. Completavano la compagine Andrighetti (9,8%), la Bieffe (7%) di Biasuzzi, la Pittarello Holding (6%). L’ex ad Rinaldo Panzarini deteneva l’1,02% del capitale. L’inizio dei lavori era previsto per il 2014, ma il progetto, successivamente, si è bloccato.
La vicenda, caduta nel dimenticatoio, è riemersa nel luglio 2015 quando i consiglieri regionali M5S presentarono un’interrogazione a risposta immediata. E ancora nell’ottobre 2016 allorché Valentina Peruzzo, consigliera comunale pentastellata a Dolo, presentò un’interpellanza per sapere se il Comune avesse valutato l’ipotesi di attivarsi per l’annullamento dell’accordo di programma. «I Piani urbanistici attuativi», precisò all’epoca l’assessore Matteo Bellomo, «sono congelati ma non possono essere bocciati».
Nel febbraio del 2016, come amministratore unico di “Direzionale Est srl” ha presentato all’allora sindaco di Padova Massimo Bitonci una nuova proposta di urbanizzazione: un maxi-negozio Decathlon in via San Crispino (con una superficie di vendita di 4.300 quadri) e un nuovo polo di impianti sportivi in via Longhin: e ancora due lotti edilizi al posto del campo nomadi. L’ultimo acuto della carriera di Endrizzi è stato l’insediamento a Peraga di Vigonza di un deposito di Amazon (7.400 metri quadrati), l’ultimo miglio della multinazionale di Seattle. Un fiore all’occhiello per il professionista che portò l’Ikea a Ponte di Brenta (l’inaugurazione nel 2005). Una vicenda che a Endrizzi procurò qualche grattacapo giudiziario. Ma il gup Claudio Marassi archiviò l’inchiesta per infondatezza di reato: non vi fu abuso d’ufficio.
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