Strage di anatre al parco «Sono stati due ragazzini»
SPINEA. «Cattiveria. Diciamo le cose come stanno: cattiveria. Poi parliamo di cattiva educazione, delle famiglie che li seguono poco o del disagio adolescenziale. Ma per uccidere quelle povere anatre ci vuole anche un bel po’ di cattiveria».
Il gruppetto di pensionati allarga le braccia e guarda quei poveri ammassi di piume lucenti che una volta starnazzavano felici e che fino a pochi giorni fa facevano la felicità dei bambini avanzando sulle acque del laghetto del parco “Nuove Gemme” di Spinea. Forse le anatre pregustavano già la stagione degli amori ormai alle porte. Invece ora sono lì, rinsecchite con i pensionati attorno che mormorano indignati.
Perché era una decina di giorni che loro avevano notato, durante le loro interminabili chiacchierate al parco, che qualcosa, nel recinto degli animali stava succedendo. «Si notavano sempre meno anatre», spiega Adriano Marchiori, 62 anni, ex metalmeccanico, ora in pensione e appassionato degli animali del parchetto pubblico, dopo aver amorevolmente assistito per sei anni la moglie, Alessandra Bacciolo, rimasta in coma vegetativo e spirata nel 2006.
Assieme al suo gruppo di amici pensionati, tra cui un ex finanziere, hanno cercato di capire, chiedendo al guardiano. E proprio lui ha svelato l’arcano: ogni mattina, da qualche giorno, trovava le carcasse di qualche anatra morta abbandonata vicino al laghetto. Chi uccideva le anatre? Un altro animale, una nutria, forse? No, aveva spiegato il guardiano: in una aveva anche trovato un amo e l’unico animale a usare gli ami ha solo due zampe.
Così Marchiori e gli altri hanno cominciato a fare la guardia al laghetto fino all’ora di cena e a organizzare una trappola.
Che è scattata ieri. «Abbiamo visto due ragazzini di 14 anni vicino al laghetto e li abbiamo circondati. Li abbiamo visti mentre lanciavano pastura per attirare le anatre e poi qualche pezzo lo infilavano in un amo legato a una lenza. Il povero animale mangiava il cibo e restava infilzato con l’amo in gola. Loro intanto ridevano e tiravano la lenza con attaccata la povera anatra che tentava di fuggire starnazzando di paura e dolore. Poi l’ammazzavano».
«È cattiveria», ripete Marchiori, «abbiamo chiamato i vigili, ma non sono venuti. Abbiamo tentato di prenderli noi, ma sono stati velocissimi: c’è una differenza d’età di mezzo secolo. Ma sappiamo chi sono. E ora faremo denuncia. Devono imparare. Perché è stata una cattiveria».
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