Stradiotto tira la cinghia «Il Pd è poco generoso»

Il segretario provinciale “molla” la sede di via Cecchini (costa troppo) e striglia i candidati comunali: «Solo 11 su 36 hanno versato 200 euro, come promesso»
Sede del PD e della Fondazione Rinascita in via Cecchini 5 a Mestre
Sede del PD e della Fondazione Rinascita in via Cecchini 5 a Mestre

MESTRE. Il Pd metropolitano si prepara al congresso di gennaio 2016 ma nell’agenda congressuale non entrano solo gli aspetti politici, la scelta del nuovo segretario provinciale e di quello comunale, dopo l’esito negativo delle ultime elezioni a Venezia che ha portato alle dimissioni di tutta la dirigenza del partito. Il segretario uscente Marco Stradiotto indica alla direzione provinciale e al congresso due temi fortemente pragmatici e anche di “generosità” del partito a Venezia. La necessità di trovare una nuova sede per il partito metropolitano e dividere i conti della tesoreria comunale di Venezia da quella provinciale e garantire l’autofinanziamento delle campagne elettorali. «Serve una sede più piccola, più facilmente accessibile e soprattutto meno costosa», avverte Stradiotto nella lettera agli iscritti di qualche settimana fa.

La sede di via Cecchini a Mestre è troppo grande: oltre 500 metri quadri, «in gran parte inutilizzati», dice Stradiotto: «Il problema non deriva dalle spese per l’affitto che incidono per 15.000 euro l’anno, ma dai significativi costi per il riscaldamento, le pulizie e l’asporto rifiuti». Ma nel partito parlare di spostare la sede da Mestre rischia di diventare un piccolo caso politico, specie se l’alternativa è migrare in provincia. E poi «va separata la tesoreria del Partito provinciale/metropolitano da quella comunale. A differenza di quello che avviene in tutti gli altri circoli della provincia, la gestione della parte economica del partito comunale di Venezia è da sempre stata gestita dalla segreteria provinciale». Stradiotto segnala: «Questa situazione ha determinato una sorta di irresponsabilità da parte di alcuni dirigenti Pd di Venezia, a partire dall’organizzazione delle riunioni sempre a carico del Provinciale per finire alle spese per le campagne elettorali».

Perché «in tanti chiedono, ma non tutti versano quanto previsto: non tutti gli amministratori della precedente amministrazione comunale hanno versato le quote statutariamente previste. Nell’ultima campagna elettorale si era stabilito che ognuno dei 36 candidati consigliere comunali di Venezia dovessero versare almeno 200 euro per finanziare le spese della campagna elettorale: ad oltre 2 mesi dalle elezioni hanno fatto il regolare versamento solo in 11 su 36». Nel resto della provincia il finanziamento delle campagne passa per l’autofinanziamento dei singoli e le feste. Il segretario conclude: «Non vedo perché questo non debba accadere nel comune capoluogo. Se a Venezia è arrivata la sconfitta, a mio modo di vedere, è anche per questa mancanza di generosità».

Mitia Chiarin

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