Stradiotto: «Nessun diktat romano»

Il segretario provinciale del Pd smorza le polemiche. Stasera confronto tra la maggioranza e Pellicani

Marco Stradiotto, il segretario provinciale del Partito democratico, è cauto e non crede all’investitura romana di Nicola Pellicani per le primarie. «Non mi risultano interventi a gamba tesa dai vertici nazionali del Partito» sostiene. «Io credo che il vicesegretario Lorenzo Guerini abbia telefonato a tutti i candidati, Felice Casson e Jacopo Molina compresi, e che il suo intervento non sia altro che un tentativo per invitare i vari e potenziali candidati a pensarci bene per non trovarsi alle primarie con sei candidati». Per il segretario veneziano è un tentativo condivisibile: «Il partito non vuole che si facciano male, il consiglio che arriva da Roma è quello di fare una sintesi, le primarie non devono creare ferite e spaccature nel partito». Stradiotto è convinto che i candidati non possano essere più di tre e recita una filastrocca che ormai ripete spesso. «Lo statuto che disciplina le primarie a livello nazionale è chiaro su questo: chi si candida per il nazionale deve raccogliere almeno il 35% dell’Assemblea nazionale e, dunque, lo spazio c’è soltanto per due, al massimo tre. Devono essere primarie vere, chi uscirà vincente deve poter correre per vincere».

Il segretario, infine, ricorda quello che è accaduto a Padova e che non deve ripetersi a Venezia: «Tutti avevano pensato che Ivo Rossi avrebbe vinto e invece guardate come è finita. Io non voglio che anche a Venezia vada così».

Felice Casson non commenta, difficile strappargli una frase sugli ultimi sviluppi, sottolinea soltanto che «le primarie vanno fatte prima possibile». Lui non vede di buon occhio che si finisca addirittura a metà marzo o addirittura il 22 di quel mese e spiega: «Certo, se le donne non vedono giustamente di buon occhio la data dell’8 marzo facciamole prima, facciamole l’1 marzo o il 22 febbraio». Per quanto riguarda l’intervento da parte del vertice nazionale del Pd, se mai ci fosse stato una frase secca: «Roma resti a Roma» conclude il senatore.

E dopo le reazioni di ieri da parte di alcuni esponenti dei circoli del Pd veneziano c’è più di qualcuno che ritiene che l’intervento romano possa addirittura nuocere a Nicola Pellicani, visto come una candidatura spinta dall’alto, dai vertici nazionali del partito, dopo che a lanciare per primo il suo nome era stato il filosofo Massimo Cacciari. Oggi, comunque, è previsto un confronto tra maggioranza e lo stesso Pellicani. Il quale attraverso un comunicato ha fatto sapere che in queste settimane molti esponenti della politica cittadina, delle categorie economiche, della vita sociale, della cultura hanno dimostrato «un sincero interesse per una mia eventuale candidatura». Anche dal confronto con esponenti delle diverse forze politiche del centrosinistra, in particolare con il Pd, Pellicani ha riscontrato un analogo interesse. «Per quanto mi riguarda» ribadisce «se matureranno le condizioni di un'eventuale candidatura la affiderò comunque alla scelta dei nostri cittadini e in particolare del popolo del centrosinistra della nostra città». (g.c.)

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