Stra, la protesta delle aziende calzaturiere
STRA. Alta adesione allo sciopero del comparto calzaturiero ieri in tutto il distretto della Riviera del Brenta. Un’adesione che secondo i sindacati Femca Cisl e Filctem Cgil ha sfiorato il 70 % e a livello nazionale anche l’80%.
Dei pullman e delle auto con oltre un centinaio di lavoratori sono partiti dalla Riviera del Brenta e sono arrivati a Firenze dove si è tenuta la manifestazione davanti al palazzo Pitti Uomo. «In tutte le fabbriche del distretto sia nell’ex provincia di Venezia che in quella di Padova», spiega per Filctem Cgil il segretario provinciale Riccardo Colletti, «ci sono state adesioni altissime all’astensione dal luogo di lavoro. Adesioni alte anche in tacchifici e suolifici. I lavoratori e le lavoratrici sono davvero stanchi di subire continui attacchi ai diritti con richieste di sempre maggiore flessibilità. L’atteggiamento degli industriali della calzatura deve cambiare».
L’adesione allo sciopero in Riviera del Brenta è stata preparata da un’assemblea a Fiesso d’Artico che si è tenuta giovedì scorso nella sala assemblee della parrocchia a cui hanno partecipato nel corso della mattinata circa 400 lavoratori. Il comparto calzaturiero della Riviera del Brenta, si caratterizza per la produzione di calzature di lusso, per donna (95%) e per uomo (5%) delle più importanti griffe a livello internazionale. Conta nello specifico 900 aziende, che occupano 13.120 addetti; la produzione è di 2 milioni di paia all’anno, esportate per il 90% al’estero con un fatturato in crescita di 1,6 miliardi.
Dopo lo sciopero, però, il dialogo tra le parti va recuperato: «Ora chiediamo che le categorie dei datori di lavoro», spiegano i sindacati, «si siedano a un tavolo e riescano a far ripartire quel dialogo che anche a livello locale è sempre stato un punto di forza nel distretto». Se a livello nazionale i problemi sono legati al rinnovo del contratto, a livello locale i sindacati sottolineano che ci sono anche tante altre difficoltà. «Il settore calzaturiero della Riviera» chiarisce Michele Pettenò Filctem Cgil, «soffre anche di problemi che si chiamano delocalizzazione e abusivismo. Si tratta di fenomeni che certo non possono essere liquidati come marginali e contro i quali uno strumento ci sarebbe, il Marchio della calzatura doc della Riviera». Proprio su questo versante è arrivata una doccia fredda. Solo 5-6 aziende su 900 dell’intero distretto hanno aderito al Marchio della Calzatura della Riviera del Brenta. Il marchio, partito fra le speranze dei lavoratori e degli imprenditori, rischia di naufragare per lo scarso interesse degli imprenditori stessi per questo nuovo strumento. Dopo lo sciopero il confronto nel settore della calzatura ripartirà anche per la firma della contrattazione di secondo livello (cioè i premi produzione) non ancora rinnovata.
Alessandro Abbadir
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