Stormi di Ibis a Cortellazzo e Vallevecchia «Ormai sono una presenza consolidata»

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Il lungo becco scuro e adunco, il piumaggio bianco che lo contrasta, il portamento curioso con la lunghe e robuste zampe. Si vede subito che gli stormi di quei volatili notati in quantità a Valle Vecchia, verso Caorle, o nell’entroterra di Cortellazzo, lido est di Jesolo, non sono abituali frequentatori di questi luoghi, cari piuttosto al nostrano e nobile cavaliere d’Italia, alle rondini di mare o magari le avocette che rischiano di soccombere davanti all’uccello “extracomunitario” .
Eppure l’Ibis sacro è ormai considerato una specie alloctona che qui si è ambientata, rischiando di soppiantare le nostre. Gli esperti si interrogano, assieme ai residenti che iniziano a chiedersi davvero cosa stia accadendo in questo territori e dalle notevoli biodiversità. Le specie aliene non sono una rarità, siano nutrie, il granchio blu, fenicotteri rosa, gamberi killer.
Le specie più forti che si impongono sulle più deboli secondo natura. Ma in molti casi, se non tutti, è stato l’uomo a portarle e a cambiare l’ecosistema con conseguenze imprevedibili. E l’uomo, pur violentandola di continuo, fa parte della natura.
Domenica scorsa Alida Borin, durante una passeggiata sotto il sole si è imbattuta in una colonia di African Sacred Ibis, uccelli già avvistati nel nostro territorio nel 2017 in zona Cortellazzo. «È evidente che, così come per i fenicotteri rosa presenti in laguna anche gli Ibis hanno colonizzato questa zona» dice «È palese che la cittadinanza jesolana, ma anche i numerosi turisti e ospiti che arrivano puntualmente durante la stagione estiva, o soltanto per una mezza giornata domenicale di sole, apprezzino e rispettino la ricchezza che il territorio lagunare offre loro. È attraverso la conoscenza che cresce la consapevolezza e il doveroso rispetto per le numerose opportunità e bellezze in questo pezzetto di terra bagnato dal mare tutto da proteggere».
La prima segnalazione tre anni fa era stata fatta dal biologo jesolano Andrea Tomei: «Le colonie non sono ancora così numerose e non possiamo dimostrare che nidifichino qui, anche se è effettivamente possibile. I contadini a Jesolo li segnalano sui campi con stupore. Sono comunque uccelli migratori, ma se venisse confermata questa presenza consolidata, dovremmo parlare di specie alloctona e potremmo avere dei problemi di convivenza con altre specie. È giusto che gli esperti, gli ornitologi, inizino ad affrontare la questione seriamente anche per eventuali contromisure. Perché un conto è essere affascinanti dalle loro forme, un altro capire cosa stanno provocando alle nostre specie».
Il delegato della Lipu, Roberto Bartoloni, parla di una presenza consolidata: «Arrivano dalla Francia, prima ancora dall’Africa. In Francia sono stati portati dall’uomo e probabilmente fuggirono da alcune voliere. Poi sono arrivati nella zona di Comacchio e le valli di Ferrara, quindi nelle lagune umide del nostro Veneto. Sono specie alloctone aggressive nei confronti di quelle dei nostri luoghi, perché mangiano i loro piccoli e le uova, quindi invasive, ma allo stato attuale dobbiamo tenercele». —
Giovanni Cagnassi
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