Stop alle unzioni con l’olio della Madonna
CAVARZERE. Niente unzioni con “l’olio della Madonna”, niente promesse di benefici materiali e, ancor meno, raccolte di offerte con il sottinteso di possibili «grazie mariane». È un elenco con molti divieti e pochi, limitati, permessi, quello che arriva dal vescovo, monsignor Adriano Tessarollo, circa le pratiche religiose ammissibili nel “santuario” dedicato alla Madonna addolorata del perdono, in via Pio La Torre.
Un luogo frequentatissimo dai fedeli di ogni parte d’Italia, soprattutto nei giorni 4 e 28 del mese quando la veggente Alina Coia cade in trance e pronuncia messaggi, a suo dire, trasmessi dalla Madonna. Qui, nel corso degli anni, l’originaria statuetta della Vergine, a lato della strada, è stata affiancata da altre riproduzioni di Gesù, Padre Pio, angeli e santi; da ceri, candele, corone, vasi di fiori, rosari e crocefissi, ma anche da strutture come la pensilina di protezione, il palo con lo stendardo e, da ultimo, il terreno, acquistato dall’Associazione che porta il nome della Madonna addolorata, in cui è stato collocato un tendone (nella foto) dove i fedeli si recano a pregare.
Un’espansione edilizia caratterizzata anche da abusi, poi sanati, con voci diffuse sulla futura costruzione di una “chiesa”; un’espansione, però, anche spirituale e sociale che, per il presunto miracolo dell’olio profumato che stillerebbe dalla statuetta, ha sempre destato imbarazzo nella Chiesa ufficiale. Tanto che il fenomeno, come ricorda lo stesso Tessarollo sul settimanale diocesano Nuova Scintilla, era stato da lui sottoposto alla Congregazione per la dottrina della fede. Ora il vescovo annuncia l’imminente uscita di un suo decreto «teso a chiarire ai fedeli quanto viene riconosciuto “lecito”, in questo luogo dalla competente autorità ecclesiastica». E non sarà lecito, anticipa Tessarollo, nulla che possa indurre i fedeli a credere in una qualche forma di “miracolo”, non si potrà (non si è mai potuto) celebrare Messa, altri sacramenti e neppure esorcismi. Quello che si potrà fare, invece, è «la pia pratica del Rosario o altre forme di preghiere private approvate».
Insomma, qui si prega, in forma privata. Per la Chiesa, al momento, non c’è altro.
Diego Degan
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