Stop alla cessione delle aree Eni vuol sapere da Zaia il perché
Se nemmeno i terreni che Eni ha deciso di concedere ad una società pubblica a titolo gratuito, con l’aggiunta di 38 milioni di capitale per completare le bonifiche già autorizzate, c’è poco da sperare nella tanto attesa rinascita di Porto Marghera dopo la raffica di chiusure di cicli produttivi e licenziamenti degli ultimi vent’anni.
Nessuno lo dice apertamente - tranne Cgil, Cisl, Uil veneziane che già l’hanno fatto sulle pagine del nostro giornale - ma è questa la grande preoccupazione che circola a Ca’ Farsetti commissariata e nelle sedi delle associazioni imprenditoriali veneziane e venete. Sorpresa e preoccupata è anche l’Eni di Claudio Descalzi che adesso vuole capire quali sono le vere motivazione della brusca e inattesa frenata, voluta dal governatore uscente del Veneto, Luca Zaia, alla costituzione della nuova società, compartecipata al 50 per cento dal Comune di Venezia (Marghera Eco Industries srl) che dovrebbe diventare proprietaria di oltre un centinaio di ettari di aree industriali della controllata Syndial, a Porto Marghera.
La richiesta formale di incontro con Zaia e l’assessore Massimo Giorgetti è già stata inoltrata a Palazzo Balbi dai vertici di Syndial che sono decisi a concludere tutte le procedure di cessione, come del resto prevede il contratto preliminare firmato nel novembre dell’anno scorso al Capannone del Petrolchimico di Marghera, dal governatore Luca Zaia, dall’allora sindaco Giorgio Orsoni, dal predecessore di Claudio Descalzi, Paolo Scaroni, dall’allora presidente della controllata Syndial, Leonardo Bellodi, e dall’ex ministro Corrado Clini. Eni e la sua controllata Syndial spa hanno confermato che stanno lavorando «a stretto contatto con il ministero dell’Ambiente per completare le volture dei lotti e dei canali, di proprietà demaniale interclusi nei 108 ettari di aree industriali dismesse di Porto Marghera ceduti al Comune e alla Regione con un preliminare che dovrebbe essere trasformato in rogito entro giugno prossimo. I tempi stringono e tanto Syndial quanto la holding Eni vogliono portare a termine il preliminare per «offrire a Marghera un’opportunità di rilanciare sul mercato europeo l’utilizzo delle tante aree disponibili a Porto Marghera per imprenditori interessati ad avviare attività industriali e logistiche sostenibili. Questo resta l’obbiettivo di Eni che, nel caso fosse necessario, è disponibile ad un’ulteriore proroga del limite per la firma del rogito già spostato a giugno prossimo. Ma prima di tutto, i manager della società dell’Eni - che ancora ha il ministero dell’Economia come azionista di riferimento - vogliono capire il senso della giustificazione data da Zaia allo stop da lui deciso per tutta l’operazione. Zaia, per ora, si è limitato a dire, attraverso l’assessore Giorgetti, di aver dei dubbi sulla «sostenibilità economica e finanziaria» di quanto previsto dal preliminare che lo stesso Zaia - insieme all’allora suo assessore, Renato Chisso, arrestato l’estate scorsa per corruzione, al pari di Corrado Clini - ha firmato appena quattro mesi fa e ora mette lui stesso in grave dubbio.
Il mistero dello stop deciso dal governatore Luca Zaia è ancora più fitto se si tiene conto che il preliminare di compravendita delle aree Syndial-Eni prevede la cessione di un'estensione totale di 107 ettari, suddivisa nei macrolotti A e B, dei quali 50 con progetti di bonifica autorizzati da realizzare con i 38 milioni messi a disposizione da Eni e 60 sono già stati messi in sicurezza permanente e non abbisognano di ulteriori investimenti.
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