«Stop al museo islamico diamo i soldi al Ghetto»

Il presidente della Regione, Luca Zaia, ricorda che nel 2016 compie 500 anni A Mestre raccolte oltre quattrocento firme contro il progetto annunciato da Letta
Di Francesco Furlan

Museo islamico? Meglio usare i soldi per il ghetto ebraico. È il presidente della Regione, Luca Zaia, a tornare sulla costruzione di un museo di arte islamica, o di un centro culturale islamico - i contorni del progetto non sono ancora chiari - lungo il Canal Grande. Un’ipotesi emersa dopo l’annuncio del premier Enrico Letta, nei giorni scorsi in visita in Qatar, di condividere l’iniziativa del Paese arabo di volerne sostenere economicamente l’apertura lungo il Canal Grande.

Letta, al termine dell’incontro con l’Emiro, aveva spiegato che nei colloqui si era «approfondito il progetto di costruzione» di un intervento visto con favore anche dall’amministrazione e dal sindaco Orsoni. «Non ho nulla contro gli islamici ma sicuramente il museo islamico non è una priorità» ha detto ieri il governatore del Veneto, aggiungendo: «I soldi vengano utilizzati per altro. Nel 2016 il Ghetto ebraico più antico d’Europa, quello di Venezia, compirà 500 anni. Quei soldi diamoli al Ghetto che sta cadendo a pezzi». L’investimento per il museo islamico però - nelle ipotesi fino a qui emerse - sarebbe a carico dei Paesi arabi e non del governo, mentre al Comune spetta il compito di trovare una sede. Facendo poi riferimento alla recente visita del segretario di Stato Vaticano, monsignor Pietro Parolin, al dormitorio per i poveri di Marghera in fase di allestimento da parte della Caritas, Zaia ha spiegato di condividerne le parole «in merito all’apertura, al rispetto e alla reciprocità per i cristiani nei Paesi islamici». «Non mi pare», ha sottolineato, «che nei Paesi islamici si dannino per aprire musei cristiani».

Parolin, rispondendo alle domande dei giornalisti sull’ipotesi di apertura del museo, aveva però anche detto: «Potrebbe starci. Da parte nostra c’è apertura rispetto per tutto ciò che proviene dalle altre religioni», aggiungendo la riflessione cui ieri ha fatto riferimento Zaia.

Sul fronte della battaglia all’ipotesi del museo islamico è cominciata intanto la competizione elettorale nella galassia padana. Ieri ad esempio, in quattro gazebo allestiti lungo Corso del Popolo, sono stati i fuoriusciti dalla Lega a promuovere una petizione che ha raccolto 421 firme tra i mestrini. Il progetto di un museo dell’arte islamica a Venezia legato a un centro culturale dedicato ai rapporti con questo mondo è all’attenzione da alcuni mesi del sindaco Orsoni ed è già stato creato un comitato promotore per la nascita dell’iniziativa che vede tra gli altri membri il direttore della Fondazione musei civici Gabriella Belli e l’ex ministro Franco Bassanini. La sede individuata e messa a disposizione dal Comune sarebbe quella del Palazzo delle Pescherie di Rialto. Anche Iuav e Ca’ Foscari hanno dato la loro disponibilità a partecipare al progetto.

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