«Stop al degrado, seguiamo Firenze»
VENEZIA. Stop al degrado.
La giunta di Firenze apre la strada, e prende provvedimenti per fermare la deriva turistica. Niente più negozi di chincaglierie, un freno ai kebab, ai fast food e ai negozi di Compro-oro. Inversione di tendenza richiesta dall’Unesco, che aveva minacciato di cancellare la città d’arte dall’elenco dei siti «Patrimonio dell’Umanità». La stessa cosa che è successa a Venezia, quando gli ispettori dell’Unesco hanno inviato una durissima lettera per mettere in mora l’amministrazione della città, che poco o nulla ha fatto negli anni per regolamentare il flusso turistico.
«Tutelare la bellezza» la parola d’ordine del sindaco Dario Nardella, successore di Renzi. Una deregulation che va fermata in qualche modo, per non assistere alla progressiva e inesorabile trasformazione delle città d’arte in Disneyland. Una strada che in tanti chiedono sia percorsa anche a Venezia. Associazioni come Italia Nostra, comitati di cittadini che hanno più volte chiesto l’intervento del ministero dei Beni culturali. Regole che non devono bloccare le attività economiche, ma «tutelare la bellezza». La liberalizzazione delle attività commerciali, decisa prima dal ministro Bersani poi dal governo Monti, ha prodotto a Venezia danni consistenti. Oggi non è più necessario rispettare le distanze minime né il numero chiuso per aprire attività turistiche. Risultato, chiudono botteghe artigiane e negozi di vicinato, aprono botteghe di chincaglierie cinesi, fast food, pizze al taglio e ristoranti cinesi tutti uguali. Nessuna regola impone a esercenti e commercianti il rispetto delle merceologìe. E la bruttezza dilaga. La Soprintendenza interviene solo in settori limitati (Ruga degli Oresi, i banchi ambulanti) ma sui negozi non vi è regola. Alla chiusura delle attività tradizionali subentrano attività che con la tradizione della città hanno ben poco a che fare.
«Un aspetto della questione che va studiato e approfondito», dicono a Ca’ Farsetti. Il sindaco Luigi Brugnaro è stato eletto all’insegna della difesa del lavoro. Ma è anche sensibile alla difesa della città. Per «venderla» al mondo occorre prima di tutto conservarla. Ecco allora l’esempio fiorentino. Che in qualche modo potrebbe essere seguito anche dalla città storica. Nuove regole per tendaggi, tavolini, insegne (spesso luminose e abusive sulla pubblica via), rumori Ma soprattutto vincoli edilizi e «di sicurezza» per l’apertura di nuovi negozi. «Le attività tradizionali non hanno nulla da temere», hanno detto a Firenze. Così a Rialto l’obiettivo dovrebbe essere quello della difesa delle botteghe storiche, frutta verdura e alimentari, osterie che rispettino la storia. Insomma, tipologìe controllate. Che non rendano la città dei Dogi simile a una qualunque periferia. E convincano l’Unesco a tornare sui suoi passi, lasciando Venezia tra i «Patrimoni dell’Umanità».
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