Stop ai rincari, pranzo in classe con i panini
Massima disponibilità da parte del Comune, ma il buono mensa non si abbassa. Ieri in classe quasi tutti i bambini delle scuole materne ed elementari di Mestre, Chirignago e Zelarino hanno boicottato il pranzo in mensa per mangiarsi un panino, un frutto e un succo, portati da casa e poi ricominciare le lezioni pomeridiane. Un solo giorno di pranzo al sacco per dimostrare all’amministrazione comunale che i loro genitori non ci stanno a continuare a pagare in un anno scolastico 80 euro di buono pasto e circa 200 di pulmino. Se il Comune non farà un passo indietro sul costo del buono mensa (una volta 3.85 e ora 4.25) dal 25 febbraio partirà lo sciopero del panino, annunciato dai genitori fino ad adesso delle scuole della terraferma.
«Ci aspettiamo che l’amministrazione ci venga incontro – ha detto Nicola Bon, portavoce del Comitato Genitori – perché abbiamo la dimostrazione che non siamo il Comune che paga di meno e che l’aumento non corrisponde alla qualità del servizio e che questi costi gravano sulle famiglie». Da parte sua l’amministrazione comunale ha detto che ha le porte aperte, che è pronta a confrontarsi e a ricominciare un dialogo, fermo restando che il buono pasto non si tocca e rimarrà al costo di 4.25 centesimi. Attualmente l’amministrazione copre per l’anno in corso il 52,60% del costo che fino al 2014 era del 60%, limite tolto in seguito dal commissario.
«Abbiamo stanziato 8 milioni per il 2016 per questo servizio – ha detto l’assessore alle Politiche Educative Paolo Romor – proprio per favorire le famiglie, ma già i 4 euro per le materne e i 4.25 per le elementari sono inferiori alla media generale. Bisogna considerare anche i costi dati dalla specificità veneziana e che il Comune si fa carico al 90% di 2530 esenzioni su 14.075 utenti».
I genitori sostengono che ci sia chi fa il furbetto, ma anche su questi l’assessore ha dichiarato che sono in atto maggiori controlli. «Il sindaco ci tiene tantissimo a questo servizio – ha detto l’ad Gabriele Senno – e io ho sempre detto ai genitori che sono disponibile e che vengano qui per iniziare un percorso costruttivo. Offriamo 11 menu contro l’unico che servivamo una volta e mi sembra che stiamo dando il massimo». Sui 14 milioni dell’anno scorso, adesso Ames ha un milione in meno: «Abbiamo tagliato sulle farmacie – prosegue Senno – ma meno di così per noi è possibile e siamo davvero tra i Comuni con costo minore e noi non ci ricaviamo nulla». Sul rimprovero per il tanto cibo sprecato: «Hanno ragione – risponde Senno – L’idea che ci è venuta è quella di dare il cibo che avanza ad associazioni che si occupano di cani e di gatti». Ci sarà lo sciopero del panino? «Prendiamo atto che l’amministrazione ci apre le porte – dichiara Emanuela Tognotti, genitore e membro del Comitato Mensa – ci sono molti temi da discutere, per esempio sul menu. C’era un’altissima richiesta di menu vegano e a quanto ci risulta non c’è nulla».
Vera Mantengoli
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