Stop a laboratorio cinese con 10 operai in nero
CAVARZERE. Dormivano in loculi separati tra loro da semplici pareti in legno, all’interno del capannone; mangiavano sul posto di lavoro, senza staccarsi dalla macchine da cucire; tenevano i bambini dentro il laboratorio e non potevano neppure uscire perché erano clandestini e rischiavano di essere espulsi. Queste le condizioni in cui vivevano la maggior parte dei 12 lavoranti cinesi scoperti dai carabinieri di Cavarzere e del Nucleo ispettorato del lavoro, nell’azienda di confezioni intestata a Chen Xiajiao, donna anche lei cinese di 40 anni, residente in città.
Il controllo è avvenuto in seguito all’attività investigativa svolta dai militari della locale stazione. Al momento dell’accesso c’erano 12 persone, uomini e donne, impegnati a cucire vari capi di abbigliamento e alcuni di loro, alla vista dei militari, hanno tentato di fuggire nascondendosi anche in una stanza adibita a mensa. Cinque lavoratori (tre ragazze e due ragazzi tra i 20 e 25 anni) erano in regola con il permesso di soggiorno, gli altri sette ne erano sprovvisti.
Solo uno risultava regolarmente assunto, mentre gli altri 11 erano tutti “in nero”. Ma il peggio erano le condizioni dell’ambiente di lavoro, che poi era anche quello di vita comune: sporcizia, carenze strutturali, sistemi antincendio non revisionati, impianto elettrico non a norma, omessa formazione dei lavoratori sulla sicurezza. Erano stati creati dei vani adibiti a dormitorio con pareti in legno, letti, armadi, e addirittura, un soppalco dove erano state ricavate altre camere al cui interno sono state trovate suppellettili che segnalavano la presenza anche di bambini. Tra le 42 macchine da cucire sistemate su altrettante scrivanie da lavoro era riposta, a terra, frutta e verdura in cattivo stato di conservazione. L’intero laboratorio è stato sottoposto a sequestro preventivo.
Per i sette clandestini sono state avviate le procedure per l’espulsione e sporta denuncia, in stato di libertà, per violazione della legge sul’immigrazione. Anche la titolare della ditta, Chen Xiajiao, è stata denunciata in stato di libertà per impiego di manodopera clandestina, per luoghi di lavoro non conformi e omessa formazione dei dipendenti.
La Confartigianato del Veneto chiede pene più dure per il lavoro nero per la contraffazione del sistema moda. (d.deg.)
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