Stop a degrado, alcol e sale giochi. Comitato per rilanciare il decoro
VENEZIA. L’invasione stravolge la città e la sua bellezza. Le grida d’allarme ormai non si contano più. Anche in questo weekend di Pasqua Venezia ha subìto l’assalto di centinaia di migliaia di turisti. Un’onda che sta distruggendo il tessuto della città storica e ne cambia la pelle. Un gruppo di cittadini adesso si è costituito in comitato e ha messo a punto una serie di proposte da avanzare alla giunta, sull’esempio del regolamento sul decoro e delle ordinanze adottate dal Comune di Firenze. Il sindaco Luigi Brugnaro aveva annunciato allora l’intenzione di seguire la strada intrapresa con coraggio dal suo omologo Dario Nardella, che aveva anche incontrato a lungo per discutere della questione.
Ecco allora il decalogo che arriverà nei prossimi giorni sul tavolo del sindaco. La prima proposta è quella di mutuare dalle ordinanze introdotte a Firenze alcuni divieti da introdurre subito. All’interno del centro storico e del sito Unesco è vietata la vendita di determinate merceologie destinate alla clientela turistica. Per il settore alimentare, ad esempio, è consentita soltanto la vendita e la somministrazione di prodotti alimentari di “filiera corta”, cioè prodotti in ambito regionale, somministrati al banco o al tavolo con servizio. Dunque, divieto di asporto di cibo da consumare in mezzo alla strada. A Firenze è anche vietato l’utilizzo di videopoker e altre apparecchiature di gioco elettronico, l’apertura di sale giochi che invece proliferano a Venezia.
Il divieto di vendere prodotti - anche non alimentari - che non siano artigianali e tipici dovrebbe riguardare anche materiali a un euro in vendita nei negozietti, e poi grembiuli appesi nella pubblica via con i genitali esposti, pizze e kebab non artigianali, maschere made in Taiwan, plastica. Divieti anche per le edicole che oggi non vendono più giornali ma si sono trasformate in bazar su suolo pubblico. Un altro punto del decalogo riguarda il divieto di somministrare alcolici dopo le 23 con la chiusura dei locali alle 24, ad eccezione di festività autorizzate in deroga. Infine, la possibilità di dare sanzioni severe, fino alla chiusura del locale e la revoca della licenza per chi non rispetta le regole. E una fidejussione obbligatoria all’atto della presentazione della domanda per la licenza per evitare morosità oggi molto diffuse.
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