Stoccate ancora tonnellate di rifiuti speciali a Marcon

Ex Nuova Esa: affondo dell’avvocato del Comune al processo in corso a Venezia «Una vicenda vergognosa con un parziale smaltimento finanziato dalla Regione»

MARCON. «È una vicenda vergognosa, perché a più di 10 anni dal sequestro del 2004, qualcosa come quasi 5 mila tonnellate di rifiuti anche pericolosi sono tuttora stoccati sull’area, a fronte di parziali smaltimenti effettuati, con un finanziamento regionale per la messa in sicurezza».

Così l’avvocato Elio Zaffalon - legale di parte civile dei Comuni di Marcon e Mogliano - interviene al termine del processo agli ex vertici di Europambiente, subentrati nel 2005 nella gestione dell’area della Nuova Esa di Marcon, impegnandosi allora a smaltire - appunto - le migliaia di tonnellate di rifiuti ammonticchiati nell’area, che si estende a scavalco dei due comuni.

Sotto processo è Flavio Duse, 61 anni di Battaglia Terme - a suo tempo responsabile della società - per il quale la pubblico ministero Francesca Crupi ha chiesto una condanna a un anno e un mese di reclusione e 5 mila euro di ammenda. Da tempo è stata, invece, stralciata la posizione di Massimo Pittarello (57 anni, di Roma, irreperibile), che subentrò a Duse al vertice di Europambiente. Per il comune di Marcon, l’avvocato Zaffalon ha chiesto un risarcimento di 91 mila euro, 35 mila dei quali per danno all’immagine; per Mogliano è stato quantificato un danno pari a 27,5 mila euro (15 mila dei quali per danno all’immagine). La parte civile ha anche chiesto di subordinare la sospensione dell’eventuale pena, all’avvenuto pagamento dei risarcimenti.

L’inchiesta è nata nel 2009 da un sopralluogo dei tecnici di Arpav (l’agenzia per l’ambiente del Veneto) a seguito della grande inchiesta che aveva investito la Nuova Esa per lo stoccaggio non autorizzato di rifiuti pericolosi. Stando alle accuse la società, subentrata alla «Nuova Esa sas di Valerio Sartori, avrebbe detenuto in modo incontrollato, mettendo a rischio l'intero ambiente circostante, una notevole quantità di rifiuti, anche pericolosi». In quell’occasione, Arpav certificò che solo un migliaio di tonnellate erano state trattate e che sull’area si trovavano ancora rifiuti di ogni tipo, pneumatici, bidoni, plastiche. Nel marzo del 2012, i Comuni di Mogliano e Marcon avevano reiterato le ordinanze per la rimozione del deposito: ma poco o nulla è accaduto e, come ricorda il capo d’imputazione. giacciono ancora nell’area, «cumuli di terre provenienti da attività di bonifica, con il conseguente pericolo ambientale d'inquinamento in caso di piogge; cumuli di rifiuti composti da plastiche e imballaggi; bombolette di schiuma poliuretanica rotte con il relativo prodotto fuoriuscito; grandi contenitori con rifiuti di demolizioni contenenti amianto; rifiuti di varia tipologia: bidoni in plastica, componenti elettronici, pneumatici usati, traversine ferroviarie in legno impregnate di olio di catrame, rifiuti liquidi privi di qualsiasi etichetta accanto a ceneri; onduline in cemento e soprattutto amianto».(r.d.r.)

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