Stelle al merito, una vita dedicata al lavoro i premiati si raccontano
MESTRE. Hanno passato una vita a lavorare, mettendoci passione e fatica. Come Sante Salvador, 73 anni a luglio, ci tiene a precisare, che da quando ne aveva 14, ha sempre lavorato da Bergamin Srl di Portogruaro o come Maria Cristina Orlandini, da trent’anni nel patronato Sias. Stella al merito.
Lunedì si sono fatti accompagnare dai familiari più cari venuti a condividere con loro un momento tanto importante, così come i sindaci dei rispettivi comuni di appartenenza. Hanno stretto tra le mani l’attestato cifra di fatica e sudore, non senza un pizzico di commozione. La ricetta del successo, è prima di tutto l’amore per la propria professione, che sia quella di vendere mobili, di fare una pratica per il riconoscimento dell’invalidità civile, o guidare un pullman.
Sono 81 i premiati del Veneto (11 di Venezia, 11 di Padova, 19 di Treviso, 9 di Belluno, 3 di Rovigo e ancora 17 di Verona e 11 di Vicenza) che il Primo Maggio, non a caso il giorno della Festa dei Lavoratori, durante la solenne celebrazione al teatro Toniolo hanno ricevuto dalle mani del prefetto di Venezia, Carlo Boffi, l’onorificenza “Stella al merito del lavoro” conferita ogni anno dallo Stato ai lavoratori di imprese pubbliche o private del Veneto che si sono distinti per particolari meriti di perizia, laboriosità, buona condotta morale e anzianità di lavoro. Tante le personalità e le alte cariche che hanno partecipato alla cerimonia, che si svolge in un giorno simbolico.
La decorazione. I veneziani premiati, in ordine alfabetico, sono: Claudio Vanni Bertanza, Valter Bordin, Antonio D’Agnese, Donato Macheda, Maria Cristina Orlandini, Fabrizio Rossi, Sante Salvador, Ettorino Trovò, Graziella Tumiotto, Dante Viale e Giuseppe Vido.
Il prefetto. «Il primo Maggio è la festa del lavoro», ha esordito il prefetto, «valore che la nostra Costituzione riconosce quale principio base dell'intera comunità nazionale. Criterio ispiratore della società civile. Per questo sono particolarmente onorato ed emozionato di rendere omaggio a coloro che si sono particolarmente distinti per meriti di perizia, laboriosità, condotta morale, capacità di contribuire attraverso invenzioni e innovazioni al miglioramento delle tecniche e dei metodi di lavorazione». Ma soprattutto, ha sottolineato il prefetto «a trasmettere alle nuove generazioni il proprio patrimonio di professionalità e di apporto originale al perfezionamento delle misure di sicurezza del lavoro».
L’importanza del lavoro. La vicesindaco, Luciana Colle, portando i saluti del sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, ha letto il messaggio del primo cittadino: «In questo giorno in cui celebriamo la festa di tutti i lavoratori, desidero inviare un saluto e un ringraziamento ai cittadini del Comune di Venezia e del suo territorio metropolitano che ogni giorno, con impegno, responsabilità e grande senso del dovere si rimboccano le maniche per assolvere, nel miglior modo possibile e nelle diverse forme, come dipendenti, autonomi, imprenditori, al proprio lavoro. La giunta di Venezia ha sempre posto come uno dei suoi punti fondamentali, unitamente alla sicurezza della città, la tutela dei posti di lavoro esistenti e l'impegno ad attrarre investimenti per crearne di nuovi. Un compito assolutamente non facile. I nostri giovani, i talenti, i grandi cervelli che vivono nella nostra città hanno bisogno di sapere che noi amministratori, ci stiamo impegnando per dare loro un’opportunità». Ai premiati: «Siete, per Venezia, un orgoglio e un esempio a cui tutti i nostri ragazzi devono guardare». «Ha concluso la vicesindaco: «È necessario prendere esempio dal nostro passato e convergere verso un unico obiettivo, il rilancio economico del territorio. Alla nostra generazione spetta il compito di vincere la sfida più difficile, quella di dare ai ragazzi le stesse opportunità che abbiamo ricevuto noi e i nostri padri. La riconversione di Porto Marghera è un sogno che noi vogliamo vedere realizzato per una grande Venezia unita, forte, solida, in cui i giovani non si vedano costretti a dover lasciare questo territorio ma, al contrario, si sentano obbligati a restare».
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