Stelle a cinque punte e insulti sui manifesti per colpire Bettin
MESTRE. Scritte con la stella a cinque punte contro Gianfranco Bettin e la campagna anti spaccio del Comune. I manifesti di “Chi spaccia è un infame”, la campagna lanciata dall’assessore, finiscono imbrattati. È successo ad Altobello, in via Torino, in via Ulloa e pure alla fine di viale San Marco. Scritte con insulti e dall’intento minatorio, segnala lo stesso assessore che però non intende mollare. La maggior parte sono già state cancellate, sostituite da altri manifesti. In viale San Marco restano i segni di una scritta con la vernice che rivolge verso Bettin l’appellativo contenuto nello slogan. Quanto basta per portare l’assessore a denunciare l’ennesimo episodio di intimidazione nei suoi confronti.
«Le scritte sembrano poter avere due possibili origini», spiega lo stesso Gianfranco Bettin. «Per il contenuto e poiché sono siglate con la stella a cinque punte, potrebbero essere un parto delirante di certe componenti dell’estremismo di matrice neostalinista, presenti in città da tempo, alle quali si devono anche altre scritte altrettanto insultanti nei miei confronti e inneggianti alle foibe e recenti minacce vergate sui muri contro giornalisti. Se questa ipotesi fosse verificata, il collegamento con lo spaccio consisterebbe nel fatto che tali rottami stalinisti sembrano pensare che gli spacciatori di droga siano una specie di combattenti antisistema, con i quali è possibile condividere qualcosa. La vocazione criminale, forse, e certo l’infamia di fondo. Una seconda origine, potrebbe invece ricondurre a una sorta di depistaggio, operato da spacciatori veri e propri, magari di nuova generazione e formazione. Anche la forma e il contenuto di certe minacce ricevute in questi mesi sembrano rivelare qualcosa del genere. Senza, ovviamente, escludere che si possa trattare di mani diverse. In ogni caso, per quanto disgustosi e inquietanti siano questi messaggi sui muri o a domicilio, non cambieranno il mio modo di agire». Non è la prima azione contro l’assessore. A giugno l’episodio più inquietante: una persona, nel cuore della notte, ha suonato al campanello di casa dell’assessore e gli ha detto, al citofono, di sapere con chi e dove aveva trascorso la serata. Minacce su cui indaga la Digos veneziana. A maggio le minacce avevano coinvolto anche l’anziana madre. Dopo quegli episodi era partita una campagna di solidarietà con centinaia di firme a sostegno dell’assessore raccolte dal nostro giornale. I manifesti di “Chi spaccia è un infame” sono l’emblema visibile della azione del Comune contro gli spacciatori e, in particolare, contro l’utilizzo di giovanissimi per la vendita diretta di droga in città. Lo slogan attacca chi spaccia, ne stigmatizza l’azione e far capire che la città non tollera di lasciare spazio libero a chi spaccia.
Anche sulle scritte contro l’assessore sono scattati gli accertamenti della polizia.
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