Stazione, c’è l’adiós degli spagnoli «Grave perdere questa occasione»

Le dure critiche del Pd: «Così si butta via la riqualificazione dell’intera area e di via Piave» Il sindaco: «I collegamenti ferroviari sono la mia priorità, non la costruzione di un nuovo albergo»
Passaggio a livello in località Gazzera, Mestre, dove una persona è stata investita da un treno.
Passaggio a livello in località Gazzera, Mestre, dove una persona è stata investita da un treno.

Adiós degli spagnoli, ora rischia di saltare tutto il progetto di riqualificazione dell’area della stazione ferroviaria, iniziato nel 2010 con un accordo di programma siglato dall’allora sindaco Massimo Cacciari e poi arenatosi nelle secche dell’indecisione politica e delle pastoie burocratiche. Lunedì gli spagnoli del gruppo H10 hanno comunicato all’Immobiliare Favretti - proprietaria dell’edificio - la scelta di rinunciare all’investimento per la realizzazione di un albergo nell’ex palazzo delle Poste, prospiciente alla stazione. Un investimento da 30 milioni di euro, il perno sul quale poggiava l’intera riqualificazione dell’area: il raddoppio del parco del Piraghetto, lo spostamento delle famiglie che oggi vivono “rinchiuse” tra i due passaggi a livello della Gazzera, l’ammodernamento urbano della stazione e dell’area che si inoltra verso via Piave e verso via Cappuccina. Un accordo pubblico e privato (comune, ferrovie, società H10) per un investimento complessivo di 100 circa milioni di euro. Le prime avvisaglie si erano avute a gennaio, quando, in Regione, era saltata la firma definitiva per dare via al progetto.

A causa dei dubbi del sindaco- si disse - che voleva capire meglio l’accordo. A gioire furono allora e sono oggi quelli dell’Ava - l’associazione degli albergatori - convinti che, soprattutto a Mestre, non ci sia per nulla bisogno di nuovi alberghi. «Quando facciamo gli alberghi vi lamentate, e quando non li facciamo vi lamentate lo stesso», ha commentato ieri sera il sindaco Luigi Brugnaro, spiegando di non aver mai parlato con gli spagnoli e facendo capire che la realizzazione dell’albergo alla stazione non è tra le priorità della città.

«La mia priorità oggi», ha aggiunto, «è parlare con le Ferrovie dello Stato per costruire una rete che colleghi bene Mestre, Venezia e Marghera». Dopo la mancata firma di gennaio nelle scorse settimane mesi il gruppo di Barcellona avrebbe ricevuto una comunicazione da parte degli uffici tecnici dell’amministrazione con la rassicurazione che, nell’arco di breve tempo, la partita sarebbe stata risolta e i lavori sarebbero potuti iniziare. Ma, stanco di aspettare, lunedì il gruppo ha reso nota l’intenzione di sfilarsi dal progetto. E, a chi segue da vicino la trattativa, sembra una vera uscita di scena e non il tentativo di forzare la mano per accelerare i tempi. La scelta degli spagnoli scatena la reazione delle opposizioni, a partire dall’ex assessore all’Urbanistica oggi capogruppo consiliare del Pd, Andrea Ferrazzi. «Come ampiamente previsto e denunciato anche in Consiglio Comunale l'incapacità di decidere di questa amministrazione comunale sta facendo saltare la riqualificazione di tutto l'asse della stazione».

«Il sindaco dovrà spiegare alla città tutta perché ha bloccato un accordo già pronto sul quale bastava mettere la firma», aggiunge Ferrazzi, firmando una nota con la segretaria comunale del Pd Maria Teresa Menotto, «dovrà spiegare perché impedisce un investimento privato di 30 milioni in favore della città. Dovrà spiegate perché fa perdere 2 milioni di opere di urbanizzazione più un altro paio in opere dirette. Dovrà spiegare perché blocca la riqualificazione dell'asse della stazione ferroviaria.

«E infine dovrà spiegarlo», aggiungono i due, «ai cittadini di via Piave e via Trento, dove ieri è andato a fare l'ennesima passerella». Critiche anche da parte del consigliere Nicola Pellicani che attacca l’immobilismo di Brugnaro: «L'ennesimo effetto della politica dei rinvii che caratterizza la giunta Brugnaro. La mancata firma, che oltre ad aver fatto sfumare l'intero progetto, produrrà per il Comune un mancato incasso di 2 milioni di euro derivanti da oneri vari. Qualcuno potrebbe anche rivolgersi alla Corte dei Conti». (f.fur.-v.m.)

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