“Stanza in affitto offresi” nuovo trend anti-crisi

San Donà. Una ricetta contro la solitudine e per avere un’entrata extra Agenzie immobiliari preoccupate: «Se prende piede dovrà essere tassato»

Compagni di casa, o di stanza, cercansi. Dilaga il fenomeno della stanza in affitto di fronte all'emergenza abitativa che si affaccia anche a San Donà secondo una tendenza che tira da anni. Nei giorni scorsi un'altra rispettabile signora ha messo a disposizione la propria abitazione per ospitare una donna che le faccia compagnia. Ha fornito generalità e numero di telefono (0421.53044) offrendo una stanza e chiedendo un po' di compagnia e un modesto contributo da concordare.

Nei giornali di annunci queste richieste sono comparse da un po' di tempo. E anche il Comune è sensibile sfruttando queste opportunità di fronte alla richiesta continua di case, alla scarsa disponibilità anche in relazione al fatto che molte abitazioni ex popolari sono state acquistate, altre sono occupate da anni senza particolari controlli o revisioni dei contratti in relazioni a redditi e parentele.

«Sono sola» ha detto la signora «spesso ho paura di vivere senza nessuno a fianco e ho pensato di mettere a disposizione la mia casa, magari a qualche donna che ne ha bisogno perchè non ha una casa in cui vivere».

A San Donà ci sono ancora un migliaio di abitazioni invendute, probabilmente anche di più. Lo specchio della crisi è che molti non pagano l'affitto o le spese condominiali. I prezzi del mattone sono scesi lentamente e ancora oggi, con la difficoltà di accendere mutui, comprare una casa è un sogno irrealizzabile per molti cittadini. In questo contesto si inquadra il fenomeno delle stanze in affitto che potrebbe prendere sempre più piede con il passare degli anni se il mercato, visto il fallimento del famoso equo canone, non equilibrerà domanda, offerta e prezzi in tempi brevi.

Per il momento le agenzie immobiliari non si preoccupano più di tanto. «Tecnicamente ciò è possibile», spiega il delegato provinciale della Fimaa, federazione dei mediatori e agenti d'affari, Alessandro Simonetto, «perchè il corrispettivo richiesto arriva sotto forma di una sorta di contributo per le spese di vario genere, che possono essere le bollette, piuttosto che gli alimentari o quant'altro. Certo che se davvero il fenomeno dovesse espandersi, non si può escludere un interessamento della legislazione in materia per cercare di inquadrarlo diversamente e stabilire una forma di tassazione. Perchè è chiaro che, seppure in modo assai più sfumato, siamo di fronte al pagamento di un piccolo affitto che determina un esborso, da una parte, e il percepimento di un reddito, dall'altra». Insomma, per il momento si tratta di un fenomeno che non preoccupa la categoria. Ma se prendesse piede non mancherebbe la reazione.

Giovanni Cagnassi

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