Stangata buoni pasto per le famiglie numerose
SAN DONÀ. Rincaro dei buoni pasto, le famiglie protestano e si preparano a raccogliere le firme contro la decisione del Comune. Il sindaco Cereser però li invita a riflettere: «Scelto un metodo più...
Una mensa scolastica in una immagine di archivio ANSA
SAN DONÀ. Rincaro dei buoni pasto, le famiglie protestano e si preparano a raccogliere le firme contro la decisione del Comune. Il sindaco Cereser però li invita a riflettere: «Scelto un metodo più equo e rispettoso per i nuclei familiari». Nel 2016 si pagava 3.74 euro per il primo figlio, 3.04 per il secondo, 2.75 per il terzo. Da quest’anno il buono pasto costa 4 euro per tutti, pur con i benefici in base al reddito e all’Isee.
«Da quest’anno non sono più automatiche le agevolazioni dal secondo figlio in poi», spiegano, «ma qualsiasi agevolazione è possibile solo su presentazione Isee entro fine luglio e su Isee inferiori ai 12.000 euro. Sorprendente se si pensa che l’idea arriva dalla stessa parte politica che a livello nazionale propone il “fertility day” e lamenta che le donne non fanno figli per comodità. Ora, è stato spiegato che si tratta di una sperimentazione volta a una maggiore equità, dal momento che un disoccupato con un solo figlio si trovava a pagare come una famiglia con quattro figli. La comunicazione a noi era arrivata dal rappresentate attraverso whatsup, in molte classi i genitori hanno dovuto scoprirlo da soli al momento di richiedere i buoni per il nuovo anno. È stata prorogata la possibilità di presentare l’Isee a fine settembre, cosa che all’Atvo, dove si va a pagare, la scorsa settimana mi era stato detto non essere possibile. Forse sull’onda dei primi reclami. Basta provare a cercare sul sito del comune o di una scuola “buoni pasto” o “servizio di refezione” per scoprire che non è così semplice reperire l’informazione. Comunque nel comunicato arrivato si parlava di cambio delle fasce di costo, e in molti lo abbiamo interpretato come adeguamento in base all’Isee che non avrebbe comportato la perdita delle agevolazioni dal secondo figlio».
«Ora forse l’amministrazione locale non sa che una famiglia dove anche la donna lavora, e quindi dove difficilmente si rientra nella cifra proposta come limite Isee», aggiungono, «deve affrontare una serie di spese che nell’Isee non finiscono. Ad esempio tre figli da sistemare per le 10 settimane di chiusura della scuola, a 150 euro a settimana, che una madre disoccupata non deve spendere, essendo a casa con i suoi figli. Altri esempi le spese di auto, dentista, vestiario. Lavorare insomma per una donna ritorna incompatibile con l’avere figli, o almeno con l’averne più d’uno».
Il sindaco e la giunta sono di tutt’altro avviso: «Abbiamo informato le famiglie per tempo ancora lo scorso anno scolastico e deciso un sistema molto più equo che tiene conto del reddito delle famiglie, oltretutto per un servizio che non tutti i Comuni sostengono. 4 euro è sempre una cifra molto bassa per la refezione».
(g.ca.)
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