Stallo Grandi navi a Venezia. Al Ministero due linee opposte sulle alternative
Brugnaro: «Toninelli ha promesso risposta entro un mese. Per me la soluzione ideale resta l’approdo a Marghera»

«Il ministro ci ha assicurato che tra un mese tornerà qui e discuterà con noi la proposta. Noi siamo fermi là». Il sindaco Luigi Brugnaro non commenta il tira e molla visto in questi giorni nel governo sul problema grandi navi. Il viceministro leghista Rixi dà Marghera come soluzione già fatta. I Cinquestelle si arrabbiano. Il ministro Toninelli chiede altra documentazione. Quale sarà alla fine la linea del governo? Dieci giorni fa Toninelli, di ritorno da un sopralluogo nel Cadore colpito dal tornado, ha incontrato a Ca’ Farsetti il sindaco. Il Comune ha ribadito la sua idea sull’unica alternativa possibile. «Rendendo navigabile alle navi passeggeri il canale Vittorio Emanuele - gli ha spiegato Brugnaro - le compagnie avrebbero una prospettiva di certezza». Venezia terminal passeggeri, la società gestita dagli armatori con una piccola quota pubblica lo chiede da tempo: «Se la concessione per la Marittima sarà rinnovata ci sarà spazio per nuovi investimenti». Il primo sarà la centrale a terra per alimentare le navi in sosta. Un obiettivo che ormai non è più rinviabile. Le navi tengono infatti i motori accesi anche quando sono all’ormeggio. E i fumi, per quanto meno inquinanti di quelli usati in alto mare, vengono sparsi in città. Con il progetto della nuova centrale invece l’alimentazione verrebbe garantita dagli impianti a terra. E i motori sarebbero spenti, riducendo l’inquinamento dell’aria.
Secondo investimento, le banchine a Marghera. Un project financing è stato già presentato da Vtp all’Autorità portuale. Prevede che i costi delle nuove infrastrutture a Marghera siano a carico delle compagnie armatrici. 130 milioni di euro per sistemare le banchine esistenti del canale Industriale Nord-sponda Nord e costruire lì la nuova stazione. Con l’incognita della bonifica, visto che si ratta di aree fortemente inquinate dalle industrie chimiche negli anni Settanta. Un puzzle di difficile soluzione. Perché i tempi di intervento a Marghera non sono immediati, e nel frattempo le grandi navi dovrebbero passare ancora davanti a San Marco in attesa dello scavo del Vittorio Emanuele e del canale dei Petroli, per farle entrare dalla bocca di porto di Malamocco e non più dal Lido.
Intanto Cesare de Piccoli, insieme al presidente della genovese Duferco e presidente di Federacciai, Antonio Gozzi, ha presentato l’ultima versione del suo progetto per la Nuova Marittima al Lido. Quattro grandi navi ormeggiate davanti al Mose. Trasporti dalla Stazione Marittima con motonavi ecologiche (per i passeggeri) motozattere per i bagagli. Resta l’incognita dei rifornimenti alla nave, che potrebbero arrivare dal Cavallino o anch’essi a bordo di chiatte. Non ci sta l’Autorità portuale, non ci stanno nemmeno Comune, Regione e comitati di Punta Sabbioni.
E si torna alla contrapposizione frontale. Nel rapido colloquio avuto al ministero con il presidente Pino Musolino e il provveditore Roberto Linetti, il ministro Toninelli ha chiesto integrazione ai documenti che hanno portato un anno fa il Comitatone a scegliere l’ipotesi Marghera tra le nove presentate dal Porto nella sua analisi multicriteria. «Non bisogna tener conto solo dell’aspetto economico ma anche di quello ambientale», l’invito. I parlamentari veneziani che avevano contestato la visita in laguna del viceministro Rixi si dicono certi: alla fine le navi andranno fuori della laguna. Il porto e il Comune del contrario. Intanto le grandi navi continuano a passare davanti a San Marco.
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