Stalking contro il senatore, chiesto il processo per l’ex consigliera Ragno

Dopo la denuncia dell'ex parlamentare Marcello Basso e della moglie esasperati dalle "attenzioni" e ingurie della funzionaria di polizia municipale
Marcello Basso e Serena Ragno
Marcello Basso e Serena Ragno

VENEZIA. «Donnaiolo senza scrupoli», «schifoso» ed altri epiteti non riferibili. Questo contenevano le lettere anonime, circa una ventina, arrivate alla moglie, al partito, all’Associazione nazionale partigiani d’Italia di cui era responsabile provinciale e ad altri. Eppure erano non solo militanti dello stesso partito, erano addirittura dirigenti del Pd, ma per mesi si sono fatti la guerra non per questioni di linea politica o per poltrone da spartirsi, bensì per questioni personali, un rapporto finito male.

Lui l'ex senatore ed ex sindaco di San Stino Marcello Basso, ha denunciato lei, Serena Ragno, ex consigliere provinciale e funzionaria della Polizia municipale di Venezia. Oggi dovrà comparire davanti al giudice veneziano Roberta Marchiori dopo che il pubblico ministero di Venezia Massimo Michelozzi ha chiesto il suo rinvio a giudizio: per l’accusa deve essere processata per atti persecutori (stalking), diffamazione e ingiurie. I due si sono frequentati a lungo perché, tra l'altro, fino al 2010 sono stati entrambi dirigenti della gloriosa Anpi, che raccoglie gli ultimi (a causa dell'età) combattenti contro il nazifascismo e per la libertà e che da qualche tempo iscrive nelle sue fila anche chi la guerra non l'ha fatto, per ovvie ragioni anagrafiche, ma crede nei principi e nei valori che hanno ispirato i giovani di allora a prendere il fucile.

A spingere nel 2010 Basso, a presentare denuncia - a raccontarlo sono stati alcuni suoi amici perché di questa vicenda l'esponente politico Pd non ha mai voluto parlare - sarebbe stata l'esasperazione provocata dalle telefonate anonime, alle quali avrebbe risposto anche la moglie, e da numerose lettere, anch'esse spedite da un mittente ignoto, in cui lo si accusava di tradire la moglie (ad esempio di aver avuto «rapporti extraconiugali nel periodo romano»).

Lo stillicidio sarebbe proseguito per settimane e avrebbe messo in difficoltà il senatore, turbato da quelle gravi accuse. «Non ne posso più» avrebbe detto e l'unico modo per far terminare la persecuzione aveva ritenuto essere quello di rivolgersi all'autorità giudiziaria. A coordinare le indagini è stata il pm Michelozzi, che ha affidato gli accertamenti ai carabinieri della Sezione di Polizia giudiziaria della Procura veneziana.

I militari dell'Arma hanno avviato i controlli e sono arrivati a ricostruire le telefonate: le tracce li avrebbero portati fino al Lido, alla casa di Serena Ragno, nei confronti della quale hanno ottenuto un decreto di perquisizione. Nell'abitazione della ex consigliera provinciale avevano sequestrato il computer e documentazione. Agli atti c’è anche una perizia grafologia, nella quale si sostiene che la scrittura delle lettere apparterrebbe all’indagata, che ha sempre negato gli addebiti, ma ci sarebbe un margine di dubbio. Sia l’ex parlamentare sia la moglie, medico condotto a San Stino, si costituiranno parte civile, ma con due diversi avvocati, mentre Ragno è difesa dall’avvocato Andrea Cerutti.

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