Stacchio: difendetevi senza usare le armi
Il benzinaio di Nanto testimonial di una proposta di legge per la difesa civile senza pistole e fucili

VICENZA. Graziano Stacchio testimonial di una proposta di legge per la difesa civile non armata. Il benzinaio di Ponte di Nanto, che ha sparato per difendere la commessa Genny e ucciso uno dei rapinatori, non vuole diventare un eroe. I partiti di centrodestra hanno fatto le marce davanti al suo distributore, ma lui si è limitato a dire: non volevo uccidere nessuno, ho solo difeso una ragazza da una banda di rapinatori armati. E così il comune di Vicenza ha deciso di farlo diventare un testimonial, un simbolo della difesa non armata contro la violenza dei banditi che non danno tregua. La diffusione del video dell’assalto del 3 febbraio scorso è quanto mai emblematica: si vede l'arrivo di una Renault Laguna davanti alla gioielleria di Robertino Zancan, a Ponte di Nanto. Quattro uomini a volto coperto che assaltano con mazze e picconi la porta blindata. All'interno c'è un quinto complice, fintosi cliente. Con lui la commessa, Genny, che ha avuto la prontezza di bloccare le porte. Tre minuti drammatici. Sono quelli che precedono la sparatoria, costata la vita ad uno dei rapinatori, Albano Cassol, raggiunto da un colpo di fucile sparato dal benzinaio Graziano Stacchio. Tre minuti ripresi dalle telecamere della gioielleria di Zancan. Nel filmato si vede l'arrivo dei rapinatori, che danno subito l'assalto alla gioielleria. Prima il tentativo con un piede di porco, poi piccone e mazza. Il «palo» imbraccia un kalashnikov, un altro una pistola. Le immagini riprese dalla telecamera della bussola sono impressionanti. Uno, due, tre colpi violentissimi e la prima porta cede. All'interno della gioielleria c'è il quinto componente della banda, che si era finto cliente. A furia di colpi i malviventi riescono ad aprire uno squarcio nella seconda porta blindata. È allora che il quinto rapinatore riesce ad uscire, mentre Genny prende il telefono per chiamare il titolare, Robertino Zancan. Poi c’è la sparatoria, i banditi nella fuga che sparano a Graziano Stacchio, che risponde con il suo fucile da caccia e colpisce l’auto: al volante c’è Albano Cassol, che morirà dissanguato. «E’ molto difficile dimenticare quella sera, ancora oggi mi sveglio di notte: le armi vanno messe al bando, non bisogna mai usarle. Lo spiegherò ai ragazzi delle scuole, nelle famiglie spesso c’è indifferenze se non omertà e con il volontariato si può arrivare a fare qualcosa di concreto. Ho sparato all’auto e li ha lasciati andare. Sapevo di rischiare la vita, ma dovevo salvare la commessa».
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