Squinzi al convegno di Confindustria: «Ripartire dal manufatturiero»

Semplificazione e riduzione del costo del lavoro: sono le indicazioni del presidente degli industriali per uscire dalla crisi. E sul governo: «Dovrebbe avere più coraggio»
Il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi al convegno "Crescere tra le righe. Giovani, editori e istituzioni a confronto", promosso dall'Osservatorio Permanente Giovani Imprenditori, Borgo La Bagnaia (Siena), 25 maggio 2013. ANSA/FABIO DI PIETRO
Il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi al convegno "Crescere tra le righe. Giovani, editori e istituzioni a confronto", promosso dall'Osservatorio Permanente Giovani Imprenditori, Borgo La Bagnaia (Siena), 25 maggio 2013. ANSA/FABIO DI PIETRO

VENEZIA. «Per uscire dalla crisi serve ritrovare la crescita e per fare questo le azioni chiave, per Confindustria, sono quelle sulla semplificazione e sul costo del lavoro». A sottolinearlo, arrivando a un convegno sul manifatturiero organizzato dalle associazioni del Nord Italia, il presidente degli industriali, Giorgio Squinzi. «Gli ultimi dati dicono al ministero dello Sviluppo economico che ci sono oltre 150 casi di crisi aziendali. La crisi è gravissima, per non dire tragica, e purtroppo questa è la realtà. Ne possiamo uscire solo ritrovando la crescita, quindi facendo tutte le cose che Confindustria sta chiedendo da tanto tempo. In modo particolare si tratta della semplificazione normativa e burocratica del Paese, di un intervento sul costo del lavoro: tutti fattori che ridarebbero competitività al nostro manifatturiero», ha spiegato Squinzi.

Ripartire dal manifatturiero per rilanciare la crescita dell’Italia. È questo il messaggio che le le dieci Confindustrie del Centro-Nord hanno lanciato con il convegno «il nuovo manifatturiero: un progetto di crescita industriale per il Paese», oggi pomeriggio a Venezia. All’appuntamento, promosso dalle associazioni di Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Toscana, Trentino Alto Adige, Valle d’Aosta, e Veneto, che rappresentano un’area del Paese in cui vive poco più della metà della popolazione italiana, ma che rappresenta l’82% dell’export manifatturiero nazionale, produce il 70% del valore aggiunto del manifatturiero, il 69% del fatturato, il 60% degli investimenti e il 66% delle persone occupate, ha partecipato anche Giorgio Squinzi.

«Il messaggio che parte da questa riunione, da questo incontro di oggi, è che l’Italia deve ripartire dal manifatturiero: solo da qui può tornare la crescita», ha detto il presidente di Confindustria, sottolineando come più che il manifatturiero all’altezza dei tempi, «è l’Italia che deve essere all’altezza del suo manifatturiero». Ad aprire i lavori il ’padrone di casà, Roberto Zuccato, presidente degli Industriali veneti. «Il ’nuovò manifatturiero - ha spiegato - è quello che produce emozioni, esperienze positive, che coinvolge il consumatore». I suoi punti principali, ha aggiunto, devono essere «innovazione e tecnologia», con prodotti sempre più intelligenti, il «design, da sempre punto di forza del prodotto italiano», e una cultura ’glocal’, «per stare nelle catene globali della produzione». «Sono proprio questi i punti forti del manifatturiero italiano», ha fatto eco Squinzi, prima di assistere al discorso di Gary Pisano, docente di Business Administration all’Harvard Business School, che ha spiegato come l’Italia debba «accrescere la sua produttività» per restare competitiva a livello globale, lavorando su educazione, formazione e tecnologia. Il governo, poi, dovrebbe «ridurre le barriere agli investimenti stranieri diretti» e introdurre «riforme strutturali che favoriscano il dinamismo economico», oltre ad «attrarre immigrati altamente qualificati», compresi gli italiani andati all’estero.

Governo sta muovendosi nel modo corretto, il problema è che c’è poco tempo; quindi bisognerebbe accelerare i tempi e bisognerebbe avere più coraggio, mettere in campo tutto più possibile perchè la situazione è drammatica», ha detto Squinzi a margine del convegno.

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