Squero Tramontin, si parte oggi il via alla nuova società
Lo storico cantiere per la costruzione di gondole agli Ognissanti riprende l’attività Inaugurazione con il Comune, la tradizione continua con Matteo Tamassia

BOLLIS VENEZIA 05.11.2008.- SQUERO TRAMONTIN. NELLA FOTO: DA SX ROBERTO TRAMONTIN, ENRICO SANDON.- INTERPRESS
VENEZIA. Riparte lo squero Tramontin. Come avevano promesso Elena e Elisabetta, le figlie di Roberto – il maestro squerariol, ultimo erede della dinastia scomparso a metà novembre – la tradizione va avanti. Stamattina cerimonia ufficiale nello squero di Ognissanti, alla presenza delle autorità, dei gondolieri, degli allievi e dei tanti amici di Roberto, uno degli ultimi depositari dell’antica arte di far gondole.

La società è stata fatta, l’affitto è stato calmierato, grazie anche al Comune e all’Ive, proprietaria del fondo. I gondolieri hanno offerto la loro disponibilità a far lavorare lo squero, anche dopo la scomparsa del grande Tramontin.
Insomma una buona notizia. Un’attività tradizionale che resiste, nonostante le difficoltà e in memoria di uno dei suoi grandi «testimonial». Merito delle due eredi del maestro, ma anche di un allievo che ha scommesso su questo mestiere difficile. E adesso prenderà il testimone della scuola di Tramontin. Matteo Tamassia, 47 anni, fiorentino di nascita e veneziano di adozione, è uno dei giovani che hanno studiato l’arte di far gondole nella bottega dei Tramontin. Ha imparato sul campo come si costruisce la barca più famosa del mondo. Dalla scelta dei legni alla loro piegatura, la creatura che prende forma sullo scheletro in legno, il cantiere, sempre lo stesso da secoli. Senza macchina e senza metri, usando le mani, l’esperienza e come unità di misura il «piede veneto». Com’era ai tempi della Serenissima. Adesso Matteo sta portando a termine la costruzione di una nuova gondola per Marco Pellizzaro detto «Bombo», gondoliere dello stazio Danieli che ha deciso di dargli fiducia. Con la costruzione di due-tre gondole l’anno e con la manutenzione di barche di ogni tipo, comprese le vecchie gondole, il cantiere potrebbe raggiungere l’autosufficienza economica. E portare avanti il blasone della gloriosa «ditta Tramontin e figli», che da tre generazioni sforna le gondole più belle del mondo. «Ferrari dell’acqua» che hanno portato papi, principi e presidenti.

Interpress/M.Tagliapietra Venezia 12.11.2018.- Funerale Roberto Tramontin. Chiesa dei Carmini.
Tradizione che resiste, nonostante la carenza di aiuti e incentivi – le nuove scuole restano affidate alla buona volontà dei singoli – di nuove vocazioni. In città ne sono rimasti pochi, si contano sulle dita di una mano. Oltre a Tramontin agli Ognissanti anche lo squero Bonaldo, quello di Gianfranco Vianello «Crea» , re del remo e squerariol alla Giudecca, il Costantini-Dei Rossi, sempre alla Giudecca, e lo squero di San Trovaso, della cooperativa gondolieri Manin.
Numerosa la pattuglia degli allievi e apprendisti cresciuti in questi anni. Silvia Scaramuzza, la prima donna squerariola, che adesso lavora da Crea alla Giudecca; maestri come Christian Dordit, Giovanni Da Ponte, Maurizio Agabitini. Una strada da non abbandonare, secondo l’associazione artigiani, che promuove corsi e promuove itinerari turistici di qualità, alla scoperta dei luoghi storici della costruzione di barche, remi e forcole.
Perché sarà difficile costruire senza queste eccellenze «umane» la gondola, imbarcazione unica al mondo, asimmetrica e sempre diversa, tarata sul peso del gondoliere. Il simbolo di Venezia nei secoli. —
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