Sputi contro una donna incinta. La lettera del marito che si interroga sulla convivenza
Martedì pomeriggio, verso le 6, in via Fusinato. C’è una ragazza di 29 anni che passeggia sola. È al settimo mese di gravidanza, ha una pancia bella tonda in cui si agita un maschietto, atteso per luglio. Sta tornando a casa, e mentre passeggia si avvicinano due uomini, due sbandati. La apostrofano, lei tira dritto, loro non mollano, uno dei due le sputa dietro, colpendola ai capelli.
A sorprendere la ragazza è la violenza del gesto, il disprezzo ingiustificato che manifesta, l’indifferenza nei confronti di una donna che porta un bambino in grembo. «Un gesto che ci ha molto colpito, anche se in qualche modo non è grave», come spiega il marito Marco Nardelli «e che però abbiamo deciso di denunciare pubblicamente, proprio per aprire una riflessione sui luoghi della città, i luoghi che noi viviamo, e nei quali crescerà nostro figlio, e che ci piacerebbe fossero sicuri e accoglienti con tutti. Il problema non è il fatto in sé, lo sputo, che ci siamo già lasciati alla spalle, ma una riflessione che io e mia moglie abbiamo fatto in prospettiva, pensando anche a nostro figlio».
«Marco ha ragione, e l’unico modo per recuperare la città è costruire spazi per le relazioni sociali» spiega Luigi Gardenal, l’artista che ha disegnato la copertura della nuova area del centro Candiani, pronta a fine anno, con l’obiettivo di trasformare il piazzale in piazza, facendone quindi un luogo di ritrovo, un luogo che oggi non gode certo di ottime frequentazioni. «Bisogna però stare attenti a non creare oasi ma spazi che siano collegati tra loro» dice Gardenal, aggiungendo: «Non è solo un problema estetico, ma di crescita civile della comunità attraverso occasioni di conoscenza, che permettano di stare insieme cercando di non lasciare indietro nessuno, anche se il periodo non è dei più semplici».
È lo spirito che qualche anno fa animò l’iniziativa “Mestrini del mondo” con il coinvolgimento di tutte le comunità straniere della città, e che oggi anima gli operatori dell’Etam e delle associazioni che lavorano nell’area di via Piave. Ma un contributo importante può arrivare anche dai negozianti, come spiega Dario Corradi dell’Ascom perché, ad esempio, «aumentare i plateatici, dare la possibilità ai locali di tenere fuori i tavolini è un modo per far vivere di più la città, occupare, in senso positivo, gli spazi all’aperto. Senza negozi e senza servizi pubblici i luoghi sono destinati al degrado, anche se il progetto di piazzale Da Vinci ad esempio, quando sarà concluso, dovrebbe portare a una riqualificazione complessiva dell’area». Così come ci si aspetta per i progetti di piazzale Candiani, dove è in costruzione la nuova multisala cinematografica, la galleria Barcella e di riqualificazione di via Poerio.
Francesco Furlan
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