Spunta l’ipotesi riconversione dell’Sg31

I documenti parlano di un nuovo intervento, ma si potrebbe anche trasformare l’impianto ideato per bruciare i fanghi
Di Francesco Furlan
manifestazione fusina manifestazione fusina
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L’obiettivo di Veritas è l’attivazione di un bruciatore di rifiuti trattati - combustibile solido secondario (Css) - a Marghera. È per questo che ha scelto, tra le tre ricevute, l’offerta di 22 milioni per la cessione del 40% delle quote della controllata Ecoprogetto - società che produce il Css - da parte dell’Ati Sesa-Bioman. «Il progetto presentato dall’Ati», recitano le relazioni di Veritas trasmesse al consiglio di bacino, «propone di realizzare un impianto di valorizzazione energetica dei rifiuti trattati», con la produzione di energia elettrica ed energia termica, da diffondere con il tele-riscaldamento. La realizzazione dell’impianto inoltre permetterà di aumentare il volume di rifiuti trattati nelle linee di produzione di Css della Ecoprogetto, che potrebbe arrivare a quota 100 mila tonnellate l’anno, mentre oggi si ferma a circa 50 mila, in gran parte bruciate nella centrale Enel di Fusina. Il nuovo bruciatore servirà anche a ricevere la quota di Css oggi destinata alla centrale di cui si ipotizza la chiusura nell’arco di dieci anni. Come sarà questo termovalorizzatore?

Nuovo o riconvertito? La cessione delle quote di Ecoprogetto è una partita nella quale molte carte sono ancora scoperte. Nelle relazioni di Veritas si fa riferimento così all’importanza dell’accordo industriale con Sesa-Bioman: «Ha il know-how e l’esperienza necessari per realizzare un nuovo impianto di valorizzazione energetica del Css prodotto dagli impianti di Ecoprogetto». Secondo un’altra fonte invece, nonostante le relazioni scritte, l’accordo non riguarderebbe la costruzione di un nuovo impianto, ma la riconversione - trasformandolo in un forno adatto a bruciare il Css - dell’impianto Sg31, l’inceneritore a Sud dell’isola del nuovo petrolchimico di Porto Marghera che anni fa rischiò di trasformarsi nella pattumiera d’Italia, Mantovani ci voleva rubare i rifiuti tossici, ma il Comune si oppose.

La partita dell’Sg31. L’impianto ideato per bruciare fanghi di risulta derivanti dal trattamento delle acque reflue dovrebbe però subire un importante investimento per la riconversione. Ma il problema principale riguarda l’assetto della società che ne è proprietaria, la Sifa, concessionaria regionale impegnata nello smaltimento di rifiuti e dei reflui industriali, in fortissime difficoltà finanziarie, e bilanci in perdita. Veritas è azionista, ma non di maggioranza, con il 30% delle quote mentre la fetta principale è nelle mani della società Mantovani che ne detiene il 47%. L’8, 7% è di Veneto Acque che da tempo cerca di liberarsi delle quote senza però riuscirci. Come può Veritas impegnarsi nella conversione dell’impianto di una società che non controlla? Con la regia della Regione: sulle carte, per ora, non si può scrivere.

La cessione delle quote. La vendita delle azioni di Ecoprogetto deve ora passare per il comitato dei sindaci di Veritas, chiamati a esprimersi sulla cessione ma, va da sé, pure sul progetto e le prospettive industriali che comporta. Ieri in una nota, il presidente del Consiglio di bacino, Giorgio Talon, sindaco di Eraclea, ha spiega che il Consiglio non si è espresso e che comunicherà il «riscontro» - termine ammorbidito rispetto al precedente, che era «parere» - al comitato dei Comuni soci di Veritas, «cui spetta la decisione finale in ordine all’autorizzazione dell’operazione». E se i sindaci dicessero di no? Veritas, ha già fatto sapere il Cda, ha il mandato per procedere ugualmente.

f.furlan@nuovavenezia.it

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