Spunta il “cubo” di Santa Chiara
Il “cubo” di Santa Chiara è spuntato ieri mattina, come un fungo cresciuto nella notte, con i primi teloni che hanno mostrato la facciata che guarda sul Canal Grande, in attesa di scoprire anche quella che dà su Piazzale Roma. Ma sono in realtà passati cinque anni da quando il proprietario dell’hotel Santa Chiara, Elio Dazzo - tra l’altro presidente dell’Aepe, l’Associazione pubblici esercenti di Venezia - ha iniziato a costruire, in mezzo alle polemiche, la nuova ala del suo hotel. E ora eccola, appunto di forma cubica in pietra bianca che circonda le grandi finestre squadrate che la caratterizzano. Del tutto dissimile, tra l’altro, da nucleo storico dell’albergo, di origine cinquecentesca e poi successivamente ristrutturato ma con una tipica architettura veneziana.
L’impatto è forte e la presenza del “cubo” modifica notevolmente l’immagine di questa parte di città, facendone una “scatola” architettonica comunque ingombrante. «Spero che ai Veneziani piaccia», commenta Dazzo, «altrimenti me ne farò una ragione, perché comunque era necessario per me realizzarlo. Per la forma architettonica del nuovo edificio, ho lasciato che decidessero gli architetti Antonio Gatto (già membro della Commissione di Salvaguardia), Dario Lugato e Maurizio Varratta. Io mi sono concentrato sugli interni. In ogni caso, all’interno dell’albergo, ho esposto un grande quadro d’epoca che dimostra come anticamente la Riva di Santa Chiara ospitasse numerosi edifici. Dunque non ho creato nessuna “frattura” con l’immagine storica di questa parte di Canal Grande. Pensavamo di realizzarlo in vetro e pietra, ma è stata la stessa Soprintendenza poi a preferire la soluzione attuale. Inaugureremo il nuovo hotel entro settembre, ma speriamo di aprirlo anche prima. In ogni caso piazzale Roma, con la nuova Cittadella della Giustizia, la nuova pensilina, il people-mover l’arrivo del tram e il ponte di Calatrava sta già cambiando volto. Non capisco perché il mio albergo, in questo contesto, non possa starci». «Abbiamo seguito strettamente le indicazioni della Soprintendenza» spiega anche l’architetto Gatto «nel non fare una copia dell’albergo già esistente, ma un edificio innovativo, che ciascuno giudicherà».
Polemica Italia Nostra, con il presidente della sezione veneziana Lidia Fersuoch: «La costruzione del nuovo Santa Chiara è uno scandalo, che fa il paio con quello della ristrutturazione e lo stravolgimento del Fontego dei Tedeschi per farne un grande magazzino. Ancora una volta la Soprintendenza - l’unica che poteva intervenire, visto che il Comune ci ha provato, ma è stato sconfitto al Tar - ha consentito questo nuovo stravolgimento dell’immagine di Venezia e del suo tessuto storico e architettonico». È il primo edificio che viene costruito in epoca moderna lungo il Canal Grande dal periodo fascista, a pochi passi dal ponte di Calatrava. Consentito da un accordo che il Comune - sindaco allora Roberto Tognazzi - fece alla metà degli anni Cinquanta con gli allora proprietari dell’hotel, che permetteva l’edificabilità dell’area, nel quadro di una permuta catastale nell’area di piazzale Roma. Un accordo che ha “dormito” per oltre vent’anni, fino a quando Dazzo ha appunto deciso di darvi seguito, realizzando il parcheggio interrato e il nuovo hotel. Inutili i tentativi delle ultime Amministrazioni comunali, con due ricorsi al Tar, di bloccarne la realizzazione o almeno di porre dei “paletti” fermi al modo di attuarla. Il «cubo» di Santa Chiara è andato avanti, sul suo aspetto è arrivato infine il via libera della Soprintendenza e adesso è là. Un altro tassello della nuova immagine di Venezia, a cui dovremo abituarci.
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