Spritz con il farmaco, lo sballo dei giovani è servito
MESTRE. È il rito dell’aperitivo degenerato, il bere che non è più viatico di uno stare insieme più leggero o disinvolto, ma il bere per ubriacarsi, organizzare le serate sapendo già come andrà a finire. E c’è chi nel bicchiere dello spritz fa scivolare anche una compressa di benzodiazepine per rendere più euforico lo sballo.
È il Dipartimento dipendenze dell’Asl 12 a tracciare le nuove tendenze dello sballo soprattutto tra i più giovani, che consumano i loro fine settimana a bere, un abuso che comprende anche i ragazzi sotto i 14 anni, e con un modello orientato al «bere per ubriacarsi, dall’inglese binge drinking come dice il dottor Alessandro Pani, direttore del Dipartimento dipendenze preoccupato dal fatto che ci si avvicina sempre più a un modello nordico del bere «che predilige il consumo di alcolici fuori pasto, concentrato nel fine settimana in discoteche, bar e happy hour dove alcolici e super-alcolici sono la norma».
Per capirlo basta passare davanti ai bar della città nei fine settimana, o leggere i dati - gli ultimi disponibili - sul consumo trai giovani dell’Asl 12 relativi al 2007-2010. Dati dai quali emerge che il 16% dei ragazzi intervistati può essere classificato come bevitore binge, che tra i ragazzi di età compresa tra i 14 e i 17 anni quasi due su dieci (il 19%) consuma alcol fuori dei pasti, il 3% in più rispetto a dieci anni fa, e ancora che circa l’11% dei ragazzi tra i 16 e i 17 anni e il 15% dei giovani tra i 18 e i 24 anni (21% dei maschi e 8% delle ragazze) si è ubriacato almeno una volta nel corso dell’ultimo anno.
Su scala nazionale, i dati relativi al 2012 del Dipartimento politiche antidroga che stanno anche un po’ stretti alla realtà della città, dicono che tra gli studenti (tra i 15 e i 19 anni) oltre quattro su dieci (il 44,2%) si sono ubriacati almeno una volta nella vita, oltre tre su dieci (32,8%) almeno una volta negli ultimi dodici mesi e oltre uno su dieci (14,9%) almeno una volta negli ultimi trenta giorni.
Ma ciò che preoccupa di più chi si occupa di prevenzione e dipendenze, è il mix di sostante cui molti giovani vanno incontro senza aver consapevolezza dei rischi che affrontano, come dimostra anche la vicenda della 17enne di San Donà che domenica mattina è collassata dopo aver trascorso la notte a ballare in una festa privata organizzata in un capannone in via della Crusca e aver assunto un “cartone” (Lsd) mescolandolo all’alcol. Un mix di cui si registra un significativo incremento, spiega Pani, «sostanze psicotrope, legali o illegali, che si mescolano all’alcol, costantemente presente con il ruolo di sostanza che potenzia gli effetti. Il mix di queste sostanze può avere effetti letali». L’intervento dovrebbe passare soprattutto attraverso le scuole, ma i finanziamenti per progetti dedicati sono pochi anche se lavorare con i ragazzi sulla percezione del pericolo sarebbe importante, così come si è fatto in passato con la droga, per evitare che in futuro aumentino i pazienti seguiti dal Servizio dipendenze per problemi di alcol: l’anno scorso sono stati 189. C’è poi il problema, ben presente soprattutto agli operatori di strada del Comune, dell’abuso di alcol tra gli stranieri che già vivono in condizioni di disagio sociale. Il vizio di alzare in bicchiere si trasforma spesso in problemi di ordine pubblico, e avvicinare queste persone spesso è molto complicato, per questioni linguistiche, ma soprattutto culturali.
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