«Spopolamento stop con la separazione»
Il campanello d’allarme che indica lo spopolamento non esita a fermarsi, diventando ogni giorno più assordante. Le associazioni che hanno fatto della residenzialità a Venezia uno dei loro cavalli di battaglia non hanno dubbi: se il referendum per la separazione dell’attuale comune avesse esito favorevole, i veneziani ne trarrebbero beneficio.
Venessia.com. L’associazione veneziana ha installato nel 2008 il primo contapersone per indicare il numero dei residenti nella città storica, mentre nel 2016 quello per contare chi abita a Venezia più isole. «Venezia ne trarrebbe beneficio perché se fosse un comune a parte finalmente le case andrebbero assegnate qui e non in terraferma come avviene quasi sempre», spiega il portavoce Matteo Secchi.
«Inoltre avremmo dei consiglieri che conoscono il territorio, fondamentale per amministrare questa città, e i soldi della Legge speciale andrebbero soprattutto per fare manutenzione a Venezia che ne ha sempre più bisogno». Secchi ha aggiunto che in questo caso Venessia.com inciderebbe ancora di più sulla politica cittadina: «A faccia a faccia con i problemi della città, ci sentiremmo ancora più coinvolti».
Italia Nostra. L’associazione si è sempre dichiarata favorevole alla separazione. «Da pochi giorni è stato eletto il nuovo consiglio, quindi a breve daremo una dichiarazione ufficiale», afferma la presidente Lidia Fersuoch. «La nostra posizione è motivata dal fatto che con la separazione Venezia potrebbe richiedere uno statuto speciale e, di conseguenza, chiederemo incentivi per la residenza e una gestione dell’economia a favore di chi ci abita».
Gruppo 25 aprile. Nell’elenco delle proposte per favorire la permanenza dei veneziani nella città, presentato di recente dall’associazione all’Ateneo Veneto, si legge alla lettera U, come Ultima spiaggia, la separazione del comune. I motivi che hanno portato a questa posizione sono molteplici, ma due sono i principali: l’accentramento dell’attuale giunta e la conseguente perdita di un mediatore sul territorio tra cittadini e amministrazione, e la consapevolezza che l’ex candidato Felice Casson aveva vinto nella città storica, mostrando un comune con due anime, molto diverse.
«Siamo per la separazione, ma non per un discorso di “razza”», precisa il portavoce Marco Gasparinetti. «Ci sono stati sindaci illuminati come Gianquinto che era di origine siciliana. Nel senso che ci illudiamo che se ci fosse una giunta di persone che conoscono la città, ne capirebbe meglio i problemi. Se Venezia continua a perdere abitanti significa che l’Amministrazione guarda al di là del ponte e come può chi guida la macchina decidere sul traffico acqueo?».
Trattato di Lisbona. La posizione dell’ex candidato sindaco Gianangelo Bellati è sempre stata a favore della separazione. «Il rischio di un aumento dello spopolamento ci sarebbe», ha detto il segretario di Unioncamere, «a quel punto bisognerebbe ottenere la specialità (esenzione di carattere fiscale) passando prima dal consenso europeo, affinché non sia un vantaggio ingiustificato. La richiesta di una deroga per avere la specialità è prevista nell’articolo 107 del Trattato di Lisbona, comma D e B, ma bisogna conquistarla, motivando la particolarità della laguna». Per Bellati a questo punto Venezia potrebbe declinare la sua specialità inserendo all’interno della dichiarazione dei redditi delle esenzioni fiscali motivate dalla specialità, creando delle condizioni favorevoli per viverci e fare impresa.
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