«Spopolamento e nuove direttive: banchi chiusi e Pescheria a rischio»

Una volta il mercato del pesce di Venezia, a Rialto, era affollato dalle 7. Ora la prima cliente arriva alle 10. Nino Zane preoccupato: «I giovani se ne vanno, gli anziani hanno meno soldi, i turisti comprano il pesce surgelato». Il collega Andrea Vio: «Vengono a filmarci, ormai siamo figuranti in un set»
Interpress/Mazzega Venezia, 03.12.2016.- Mercato del pesce di Rialto, Nela foto Andrea Vio
Interpress/Mazzega Venezia, 03.12.2016.- Mercato del pesce di Rialto, Nela foto Andrea Vio
VENEZIA.  «Più che una pescheria, Rialto, sembra un set cinematografico. E noi siamo i figuranti! Non salta giorno che troupe internazionali vengano a filmarci. Sono preoccupato per il nostro futuro e per quello della città».
 
Esordisce così Andrea Vio, pescivendolo di Burano che con i fratelli Maurizio e Sandro gestisce un banco. «Qui lavorano anche tre dipendenti», aggiunge. «Il lavoro è calato e qualcuno di noi dovrà ritirarsi. C’è chi l’ha già fatto». 
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lino toffolo
Ma al mercato ittico incombono altre pesanti problematiche, come il bollo Ce (autorizzazione sanitaria dell’Asl). Il pescivendolo esprime la sua apprensione. «Per Venezia e la sua specificità è sempre stata fatta una deroga, ma ora grandi centri di distribuzione dotati di bollo Ce hanno interesse ad instaurare monopoli in città e potrebbero fare pressione all'Asl. Così ci estromettono: sarebbe la morte del mercato del pesce. Tira quest’aria e non è da sottovalutare. Al sindaco e ai politici chiediamo di prendere posizione e fare una proposta politica».
 
 In pescheria incombe un’altra minaccia: la spada di Damocle è la direttiva europea Bolkestein. «Siamo considerati ambulanti a posteggio fisso», continua Andrea Vio. «È prevista la riduzione degli spazi e delle licenze».
 
 A Rialto la pescheria è aperta da martedì a sabato, dalle 7 alle 13,30. Sui banchi si trova pesce di valle e di laguna: sardine, sardoni, folpetti, gò, moeche, schie, bisati, branzini. Emilio Zane, detto Nino, lancia un appello: «Venite a comperare il pesce, è fresco e buono, ha prezzi contenuti; per evitarvi perdite di tempo vi squamo il pesce, lo eviscero, lo sfiletto». 
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Mentre il pescivendolo parla, scuote la testa: «Siamo in crisi nera, non mi vergogno di chiedere l’aiuto dei cittadini». L’uomo vive a Burano, è a Rialto da 51 anni. «Non era mai successo, resto ore ad aspettare i clienti, la prima donna arriva verso le 10. Spero sempre nel sabato che è il giorno più vivo, ma non è sufficiente lavorare una volta alla settimana. Fortunatamente le trattorie mi danno da vivere. Qui campano otto famiglie. Venite, vi supplico».
 
 Nino, sconsolato, mette il dito sulla piaga. «Il mercato del pesce», dice, «è in sofferenza da più di 12 anni». I motivi? «Tanti. I giovani se ne sono andati, i B&B hanno invaso la città. Sono rimasti gli anziani che faticano ad arrivare fino a qui. Si fermano sotto casa al supermercato e comperano pesce surgelato», analizza Nino.
 
Che racconta la sua dura giornata da pescivendolo. Sveglia in piena notte, dalle 2 alle 3, poi con i figli salta nel suo “topo” e si dirige al Tronchetto, al mercato ittico all’ingrosso, dove acquista il pesce che carica in barca. Nel frattempo altri parenti, in Pescheria, preparano i banchi e alle 7 pesci e pescivendoli sono pronti, ma i clienti sono come i merli bianchi. 
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Infine i pescivendoli sottolineano la povertà a Venezia, quella silenziosa e dignitosa e la loro disponibilità ad aiutarli comunque: «Numerosi anziani fanno la spesa con un euro: da noi non se ne vanno mai con la borsa vuota».
 
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