Spinea. Nonno si uccide nel fiume insieme al nipotino malato

Straziante storia a Lendinara, nel Rodigino. Danilo Giacometti, 73 anni, si sarebbe gettato nel fiume assieme al nipotino Davide di 5 anni, che abitava con i genitori a Spinea. I corpi trovati dallo zio poliziotto che faceva jogging sull’argine

SPINEA. I loro corpi li hanno ritrovati ancora abbracciati. La corrente del canale Adigetto li aveva trascinati per un centinaio di metri, forse qualcosa in più, dal ponte della Chiusa fino al punto in cui i vigili del fuoco li hanno ripescati. Il sospetto fin da subito è che nonno e nipote si siano gettati dalla ringhiera del ponte nel centro di Lendinara, il ponte dal quale inizia la pista ciclabile Adige Po. Una tragedia indicibile quella che nel primo pomeriggio di ieri ha scosso Lendinara.

Sono morti annegati Danilo Giacometti, pensionato di 73 anni, e il nipotino Davide Giacometti, di cinque anni ed affetto da una rara malattia genetica. Fra le prime ricostruzioni quella che il nonno si sia gettato nel canale abbracciato al nipote, nell’assurda, tragica e disperata convinzione che quel gesto potesse liberare la famiglia di Davide dal peso di accudirlo, e il bambino stesso dalla malattia che lo accompagnava dalla nascita. Ad avvalorare questa ricostruzione il fatto che il passeggino del bimbo è stato ritrovato proprio sul ponte della chiusa.

La tragedia si consuma nel primo pomeriggio di ieri, è lo zio di Davide, un agente della polizia stradale di Badia Polesine, che poco prima delle 16 esce di casa in tenuta da jogging, intende raggiungere Danilo Giacometti, che abita a Lendinara, uscito con il nipote Davide per una passeggiata. I genitori del bimbo, residenti a Spinea, a quell’ora sono a Perugia, a un convegno proprio sulla malattia genetica del figlio, la sindrome di Angelman. Lo zio deve dare il cambio al pensionato per accudire il ragazzino. Ed è sul ponte della Chiusa, che nota il passeggino vuoto, abbandonato. Il sospetto si insinua in lui, teme che possa essere accaduto qualcosa di drammatico. Lancia subito l’allarme e si mette a setacciare la pista ciclabile Adige Po che corre parallela all’Adigetto in via San Lazzaro alto. Sul posto si precipitano i soccorsi: l’ambulanza i vigili del fuoco di Rovigo, i carabinieri della compagnia di Rovigo. Per ispezionare il fondo del corso d’acqua intervengono anche i sommozzatori dei pompieri.

La drammatica scoperta avviene attorno alle 16. I corpi di nonno e nipote sono individuati a qualche centinaio di metri dal ponte. Senza vita. Ancora abbracciati, come se insieme fossero finiti nel canale e insieme, avvinghiati in una stretta disperata, avessero consumato gli ultimi attimi di vita. I vigili del fuoco riescono a issare i corpi sulla sponda dell’Adigetto, li adagiano vicino ad una panchina sulla ciclopedonale. Intanto la notizia della tragedia si diffonde in città. La voce fa presto a girare anche perché i pedoni e i ciclisti che stavano percorrendo la Adige Po notano i pompieri e i carabinieri, assistono sgomenti alle operazioni di recupero delle due salme. Sulla ciclabile poco dopo arriva anche il sostituto procuratore di turno alla procura di Rovigo, il pubblico ministero Monica Bombana che dopo aver esaminato la scena della tragedia dà l’assenso alla rimozione dei due corpi.

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