Spinea, minori rubavano in casa e poi rivendevano i gioielli
SPINEA. Rubavano gioielli ai genitori per rivenderli al “Compro oro”. Il questore di Venezia ha sospeso per sette giorni la licenza al negozio, per illeciti amministrativi riscontrati durante le indagini di quella brutta storia di disagio familiare. È successo a Spinea, ai danni di uno dei negozi che acquistano oro, sorti di recente lungo la direttrice Miranese.
In uno di questi, situato in via Roma, l’altro giorno sono arrivati i carabinieri di Spinea, con l’ordine di sospensione dell’attività per una settimana firmato dal questore Vincenzo Roca.
Il provvedimento è arrivato al termine di una delicata indagine che ha svelato preoccupanti retroscena dai risvolti sociali. Protagonista una banda di ragazzini, tutti provenienti da Spinea e Mirano, uno anche da Campolongo Maggiore. Erano in sette, tutti tra i 16 e i 18 anni e tra loro c’era anche una ragazzina. Rubavano gioielli in casa, a mamma e papà, per affidarli a un maggiorenne, spinetense di 25 anni, che poi li rivendeva al “Compro oro” in questione. In questo modo la banda dei minorenni aggirava l’impossibilità di vendere i preziosi, per cui serviva sempre certificare la maggiore età.
Il padre di uno dei ragazzini però ha scoperto tutto e si è rivolto ai carabinieri. È dunque partita l’indagine che ha portato i militari sulle tracce degli altri componenti della banda, ricostruendo un’attività che proseguiva da tempo: i ragazzini avevano rubato ai genitori e rivenduto ori per quasi ventimila euro. Con il ricavato acquistavano ricariche telefoniche per il cellulare, alcolici, serate in discoteca e al pub.
Durante le indagini i carabinieri sono risaliti al “Compro oro” di via Roma, dove venivano piazzati i monili rubati, scoprendo alcuni illeciti amministrativi: in particolare l’attività non aveva registrato una quindicina di clienti. Non è chiaro se tra questi vi fosse anche il venticinquenne che vendeva la merce rubata dai minorenni ai genitori. È comunque scattato il provvedimento di sospensione della licenza per sette giorni, dopo i quali il “Compro oro” potrà riaprire e riprendere l’attività, a carico della quale non sono comunque stati riscontrati reati penali.
La vicenda in paese ha però destato preoccupazione soprattutto per i risvolti sociali che hanno visto protagonisti minori di 16 e 17 anni, tutti appartenenti a famiglie cosiddette perbene, che non disdegnavano di rovistare nei portagioie di mamma e papà per intascarsi qualche collana, catenina o braccialetto di valore e poi rivendere tutto per darsi alla bella vita, come comprare alcolici, cosa comunque vietata ai minorenni, o ricariche telefoniche.
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