Spinea, lascia 300 mila euro in eredità a un’amica: non fu circonvenzione d’incapace
SPINEA. Era accusata di essersi fatta intestare l’intero patrimonio, per un valore di oltre 300 mila euro e il pubblico ministero, ieri, al termine dell’istruttoria dibattimentale ha chiesto la condanna della 73enne di Spinea Gabriella Zorzi a due anni di reclusione.
Il giudice Fabio Moretti, invece, l’ha assolta perché il fatto non sussiste dalla pesante accusa di circonvenzione di incapace, così come aveva chiesto il difensore, l’avvocato Giampaolo Bevilacqua.
Non era la badante, era solamente un’amica che negli ultimi anni di vita gli aveva fatto compagnia e, in parte, lo aveva anche accudito. Così, a 90 anni, F.D., residente a Spinea, aveva sottoscritto il testamento poco prima di morire e aveva lasciato gli oltre 300 mila euro all’amica settantenne. A presentare la denuncia all’autorità giudiziaria contro Gabriella Zorzi era stato il fratello dell’anziano deceduto sei anni fa, che si è costituito parte civile. Stando alle accuse lanciate dal parente, alla Zorzi sarebbero finiti oltre 300 mila euro in contanti e in fondi d’investimento, che F.D. aveva lasciato a lei con il testamento. Secondo una consulenza medica disposta dalla parte civile e alle cartelle cliniche presentate, l’anziano di Spinea, nei mesi precedenti al suo decesso, quando aveva firmato il testamento, non sarebbe stato in grado di capire ciò che faceva e Gabriella Zorzi, approfittando della sua frequentazione, l’avrebbe convinto a lasciarle i soldi dei conti correnti e i fondi. I due si erano conosciuti frequentando la Casa di riposo «Anni Azzurri», dove lui era stato ospitato per un periodo e lei, invece, frequentava per far visita, assieme ad altre amiche, ad una persona cara. L’anziano, aveva testimoniato il parente, nell’ultimi mesi di vita avrebbe chiesto ad almeno una decina di donne conosciute nell’ultimo periodo della sua vita di sposarlo.
ll difensore di Gabriella Zorzi, l’avvocato Bevilacqua, ha sostenuto anche ieri che l’anziana donna non avrebbe commesso alcun reato, insomma non sarebbe stata lei a convincere l’uomo che frequentava e che aiutava a lasciarle il denaro. Il legale della difesa, infatti, avrebbe affermato che i due fratelli non si sopportavano e che litigavano spesso e che, proprio per questo, F.D., che non sarebbe stato incapace di intendere e volere al momento di firmare il testamento, non avrebbe mai lasciato neppure un euro al fratello (i due, tra l’altro, abitavano nello stesso palazzo di Spinea). La difesa ha presentato, tra l’altro, una consulenza medica che smentiva l’incapacità dell’anziano.
Giorgio Cecchetti
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