Speronano i carabinieri condannati a un anno
MIRA. Avevano cercato di evitare i controlli dei carabinieri ad un posto di blocco, erano fuggiti e avevano anche speronato un’auto dell’Arma. Ieri, il giudice monocratico di Venezia Claudia Gualtieri ha condannato a un anno di reclusione uno dei due indagati che erano in macchina, Nicolò Resch, 41 anni di Mira, difeso dagli avvocati Giorgio Pietramala e Mauro Serpico. L’altro, lo jesolano Nicola Martini, aveva patteggiato la pena di un anno immediatamente dopo i fatti e l’arresto, il 30 dicembre dello scorso anno.
Il posto di blocco dei carabinieri era poco prima di Mira, Martini, che era alla guida, aveva speronato l'auto dei militari posta di traverso sulla statale. Ne era nato un inseguimento al termine del quale i carabinieri della Compagnia di Mira avevano bloccato l'auto: al volante c'era Martini, accanto a lui Resch, entrambi residenti a Mira, che erano stati arrestati con l'accusa di resistenza, lesioni e danneggiamento dell'auto delle forze dell'ordine. Il giudice Gualtieri aveva convalidato entrambi gli arresti e li aveva scarcerati, firmando un provvedimento che obbligava entrambi a firmare il registro presso la stazione dei carabinieri di Mira. I difensori di Resch hanno cercato di dimostrare durante il rito abbreviato di ieri che il cliente, visto che sedeva accanto al conducente dell'auto, non poteva aver commesso i reati contestati. Il giudice ha dato loro parzialmente ragione, condannando l’imputato soltanto per l'accusa di resistenza e assolvendolo per quelle di lesioni e danneggiamento, fatti commessi solo dal Martini. Un sottufficiale dell'Arma aveva riferito che Resch, appena l'auto dei due si era fermata, aveva cercato di scappare e di divincolarsi dalla stretta dei carabinieri, per questo è rimasto indagato per resistenza.
Durante l'udienza del 30 dicembre, un secondo appartenente all'Arma aveva informato il magistrato che un cittadino di Mira, che risiede nei pressi del luogo dove l'auto dei due si era fermato aveva trovato e consegnato un piccolo sacchetto di nylon, dentro c'era polvere bianca che in seguito le analisi avevano confermato essere cocaina. Spiegata, dunque, la scelta dei due, che avevano cercato di evitare di essere fermati al posto di blocco per non farsi pizzicare con la sostanza stupefacente, che poi avevano lanciato fuori. (g.c.)
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