Spento l’impianto. La differenziata ora prende 4 strade

Il rifiuto secco diventa combustibile nella centrale Enel di Fusina. E solo il 5% dei rifiuti finisce in discarica
agenzia candussi, giornalista Favarato. incendio Palladio Fusina
agenzia candussi, giornalista Favarato. incendio Palladio Fusina

VENEZIA. Differenziata spinta, rifiuto secco che diventa combustibile (in parte anche per la centrale Enel) e una percentuale di rifiuti inferiore al 5% che finisce in discarica. È così che, nel febbraio del 2014, Veritas e Comune di Venezia hanno potuto spegnere l’inceneritore di Fusina, evitando di immettere nell’atmosfera 60 mila tonnellate di Co2 all’anno. Ogni anno nel territorio coperto da Veritas si raccolgono più di 520 mila tonnellate di rifiuti, con percentuali di differenziata che, nei piccoli comuni, raggiungono anche l’80%. Venezia, come certificato dall’Ispra (l’istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), è la prima Città metropolitana in Italia dove ognuno dei rifiuti differenziati (il 65,2% nei 44 Comuni del Veneziano più Mogliano Veneto) raccolti dal gruppo Veritas prende una strada diversa.

Il vetro, la plastica e le lattine prendono la strada di Fusina, dove vengono trattati e separati nell’impianto di Ecoricicli. Da qui prendono le strade delle vetrerie o delle fonderie, per dare vita a nuove bottiglie o nuove borse di plastica. E l’umido? I camion carichi di scarti alimentari si spostano in direzione Padova dove c’è la Sesa (Società estense servizi ambientali) e dove i fondi di caffé e le bucce di mele diventano compost. Sesa, ormai due anni fa, è entrata proprio in Ecoprogetto, rilevandone il 40%, con l’obiettivo di rendere più efficace la filiera e immaginare nuovi progetti. Tra questi anche il tele riscaldamento, che però per il momento resta un orizzonte lontano, anche perché avrebbe bisogno di una rete di distribuzione che non è (per ora) nei piani di Veritas e del Comune.

C’è poi il rifiuto secco, quello che non si può differenziare, ma che non per questo deve essere gettato in discarica. Anche in questo caso il rifiuto arriva a Fusina e, dopo essere stato “pulito” a mano, inizia il proprio percorso per trasformarmi in Css, acronimo che sta per Combustibile solido secondario e che ha sostituito il Cdr (combustibile derivato da rifiuto). Tavolette che, messe a “decantare” per una settimana dentro le biocelle - così da perdere fino al 40% di umidità - sono pronte per essere utilizzare come combustibile, in diversi impianti di trattamento. Tra questi, per restare in casa, c’è la centrale termoelettrica Palladio di Enel, a carbone. Centrale la cui ipotizzata chiusura in 7-8 anni apre punti interrogativi anche sull’uso del Css. Oggi negli impianti di produzione di Fusina da 100 chili di rifiuto è possibile ricavare 55,7 chili di Css e recuperarne 3,7 di metalli.

In discarica finisce meno del 5% dei rifiuti, pezzi che non si possono riciclare come, ad esempio, i piatti rotti. La discarica utilizzata da Veritas è quella di Sant’Urbano, nel Padovano, mentre la discarica di Jesolo è ormai quasi piena. Della discarica padovana Veritas potrà servirsi in questi mesi - come autorizzato dalla Regione - con maggiore frequenza in corrispondenza con la manutenzione della centrale Palladio, che quindi potrà accogliere meno combustibile da rifiuto (Css). La Regione ha infatti autorizzato il conferimento dallo scorso primo ottobre al primo semestre del 2019, con una media di 4.300 tonnellate al mese, che poi scenderanno a 3.700 mensili nel primo trimestre del prossimo anno. Il ricorso alla discarica di Padova è necessario proprio perché Jesolo è quasi al limite. Da tempo si parla di un suo ampliamento, ma i comitati di fronte all’ipotesi hanno già annunciato battaglia.

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia