Spedizione punitiva e botte da orbi: tutta colpa di una dentiera

Odontoiatra accusato di avere aggredito, minacciato e sequestrato l’anziano paziente che non l’aveva ancora pagato

BAGNOLI DI SOPRA. La dentiera della discordia. Anzi, della guerra. Una guerra privata e, ora, giudiziaria che ha catapultato a processo un odontoiatra, il dottor Renato Berto, 50enne titolare di uno studio a Bagnoli di Sopra, nel Padovano, accusato di una sfilza di reati piuttosto pesanti nei confronti di un anziano paziente: dalle lesioni volontarie aggravate (dall’uso di un’arma impropria), al sequestro di persona, dall’ingiuria (con le norme entrate in vigore lo scorso gennaio reato depenalizzato a illecito civile punibile con una sanzione pecuniaria), alle minacce, al danneggiamento e, infine, al furto.

Una brutta vicenda ai limiti della farsa (a patto di non esserne protagonisti) con un imputato (difeso dal legale Franco Capuzzo) che non ha mai mancato le udienze davanti al giudice monocratico di Padova Elena Lazzarin. E con una vittima (presunta finché non c’è sentenza) che s’è presentata in aula, raccontando per filo e per segno in puro dialetto della bassa-padovana, i tre “incontri ravvicinati” con il dentista, due dai toni accesi (anche se il medico, in un’occasione, avrebbe esibito una spranga), l’ultimo destinato a sfiorare la tragedia.

I fatti. È il 16 gennaio 2014 e il dottor Berto si presenta di mattina in una casa di campagna ad Anguillara dove vive l’ormai ex paziente che ci è costituito parte civile con l’avvocato Ugo Funghi. Da mesi i due sono ai ferri corti. Il 3 maggio dell’anno precedente il pensionato s’era rivolto all’ambulatorio dentistico: aveva bisogno di una dentiera e, per il lavoro, aveva anticipato 700 euro. Una decina le sedute, alla fine la benedetta dentiera non aveva per nulla soddisfatto il paziente convinto che il dispositivo gli avesse danneggiato la bocca. Ferma la richiesta del dentista: «Rendimi la dentiera che mi te rendo i schei». Netta la replica del paziente: «No, voio che te mea sistemi».

Quel giorno di gennaio – almeno secondo la denuncia presentata ai carabinieri dal 73enne – il dentista, molto alterato, sarebbe piombato nella stalla adiacente la casa del paziente. «Stavo dando da mangiare ai conigli, ho sentito un rumore da dietro... Non ho fatto in tempo a girarmi che qualcuno mi dava uno spintone facendomi cadere disteso». Atterrato. E bloccato. «Berto mi saliva cavalcioni sulle gambe, immobilizzandole» ha continuato l’uomo, «in mano aveva un pezzo di legno tipo manico, lungo 50, 60 centimetri, me lo ha sbattuto sulla mascella rompendomi due denti, poi lo ha fatto scivolare sul collo premendolo tanto che non riuscivo più a respirare... Allentando la presa, portò l’altra mano verso un bottiglione d’acqua che uso per dar da bere ai conigli e tentò di infilarmelo in bocca. Ma riuscii a divincolarmi e ad allontanarlo» ha puntualizzato il pensionato, definendo l’odontoiatra «un forsennato».

L’incontro-scontro dura oltre un’ora: «Berto uscì ma, da fuori, urlava che non se ne sarebbe andato finché non gli avessi restituito la dentiera». Lunga la trattativa con l’anziano che si rifugia nel sottotetto del fienile, spiegando che la dentiera era nello studio di un avvocato e chiedendo aiuto a un ignaro e sbalordito addetto dell’Enel capitato in zona per caso.

E il dentista? Avrebbe sbraitato contro di lui una serie di epiteti (è la versione della vittima)e passato al setaccio la sua abitazione grazie al “furto” delle chiavi di casa («cercava nei cassetti dei mobili...»), dopo aver rinchiuso il pensionato in quella stalla. Tanto da costringerlo a uscire, un’ora più tardi, calandosi dal sottotetto. Match con “puntata” al pronto soccorso per l’anziano: ferito con quel pezzo di legno, il dentista avrebbe rotto due denti all’ex paziente (avulsione del canino sinistro superiore e inferiore, il referto).

La lesione è stata certificata dal dottor Sandro Taverna (l’odontoiatra-consulente del pm Federica Baccaglini) che l’ha ritenuta compatibile con il racconto del 73enne. E adesso? Il 24 maggio si torna in aula per l’ultimo round del processo. Parola alla pubblica accusa e alla difesa. Poi la sentenza.

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