Sparisce la bara di un bimbo di un anno

L’incredibile caso a Pianiga. I resti del piccolo, deceduto nel 1956, non si trovano più. La famiglia si rivolge al tribunale
Di Giorgio Cecchetti

PIANIGA. Da anni la bara con la salma è sparita, ma i parenti del bambino deceduto ormai da 60 anni lo hanno scoperto soltanto pochi mesi fa e, dopo alcune richieste sia verbali sia scritte all’amministrazione municipale, hanno presentato una querela alla Procura della Repubblica contro il Comune di Pianiga per il reato di distruzione o soppressione di cadavere. Non solo, hanno anche avviato una causa civile chiedendo i danni.

A firmare la denuncia alla Procura e la citazione davanti al Tribunale civile - si sono affidati a due avvocati - sono stati la madre del bambino defunto e i suoi quattro fratelli, ormai tutti adulti. Quando è morto, Walter aveva appena un anno, era il 5 maggio 1956: allora i genitori avevano ottenuto dal Comune la concessione perpetua nel cimitero di Mellaredo di un loculo pagato 37 mila lire, allora si trattava di una cifra notevole tanto che la coppia aveva dovuto chiedere un finanziamento. Il padre, tra l’altro, aveva espresso la volontà di riposare assieme al figlio nel medesimo loculo quando sarebbe stato il momento. Che è arrivato nel 1993, ma non essendo il loculo sufficientemente grande per ospitare padre e figlio, la famiglia si era vista costretta a scegliere per la sepoltura a terra dell’anziano e, per assecondare i suoi desideri, avevano avanzato al Comune di spostare anche la bara del figlio Walter accanto a lui, sulla terra. Così, il giorno prima del funerale del padre, il necroforo comunale aveva aperto il loculo con i resti del bambino, posto in una cassetta di alluminio sigillata, in attesa di sistemarli il giorno seguente assieme alla bara del padre.

Il 29 maggio dello scorso anno, su invito del Comune di Pianiga, i familiari di Walter e del padre erano stati chiamati a presenziare all’esumazione delle salme, ma nell’occasione hanno constatato che nella tomba c’era solo la bara con la salma del padre e mancava, dunque, la cassetta con i resti del piccolo Walter. Nel frattempo, tra l’altro, nel loculo che nel 1957 era stato pagato 37 mila lire erano stati riposti i resti di un’altra defunta senza che i familiari siano stati preavvertiti (l’amministrazione municipale sostiene che avendo abbandonato il loculo il diritto della famiglia di Walter si sarebbe estinto). Presumibilmente, la cassetta con i resti del bambino non sono mai finite nella tomba assieme al padre. Da quel giorno, la famiglia intera si è mobilitata con richieste scritte e verbali al Comune per sapere quale fine abbiano fatto i resti di Walter, ma nessuno fino ad ora è riuscito a chiarire dove siano finiti. «Dopo aver appreso l’accaduto», si legge nella querela, «la madre di Walter (ora ha 88 anni) che per anni ha creduto di visitare e pregare davanti alle spoglie del figlio sul luogo dove in realtà non c’erano, è stata colto da malore. Dal 29 maggio dello scorso anno si reca in cimitero a Mellaredo e piange alla ricerca del figlio tra le tombe. È seguita dal medico che ha accertato uno stato depressivo».

Nella comparsa di costituzione davanti al giudice civile, il Comune di Pianiga risponde con toni che non sono piaciuti alla famiglia di Walter. Si legge che «l’amministrazione comunale, dato il notevole tempo trascorso non è in grado di reperire i resti mortali di Walter, che in quanto tali, probabilmente, come doveva essere, saranno finiti nell’ossario comune, se presenti. È, in ogni caso, assai probabile che, a 36 anni dall’inumazione, i resti di un bambino di neanche un anno fossero ben poca cosa».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia