Spari vicino al Bosco di Mestre, è bufera

In tutta la provincia i possessori di una licenza sono 4.100, ma altrettante le firme per ampliare la zona di rispetto
Hunters walk through fields, on September 16, 2012, in Godewaersvelde, at the first day of the hunting season in Northern France. With 1.3 million of hunters, France remains the first country in Europe for wildlife management ahead of Spain and Italy. AFP PHOTO / PHILIPPE HUGUEN (Photo credit should read PHILIPPE HUGUEN/AFP/GettyImages)
Hunters walk through fields, on September 16, 2012, in Godewaersvelde, at the first day of the hunting season in Northern France. With 1.3 million of hunters, France remains the first country in Europe for wildlife management ahead of Spain and Italy. AFP PHOTO / PHILIPPE HUGUEN (Photo credit should read PHILIPPE HUGUEN/AFP/GettyImages)

MESTRE. Si apre la caccia, fioccano le proteste. Domenica puntuale come un orologio svizzero, è tornata attuale la problematica legata ai cacciatori che svegliano all’alba gli abitanti delle aree periferiche e di quelle centrali, creando panico, facendo scappare gli animali di affezione e spaventando la fauna.

La protesta

La tensione si taglia con un coltello specialmente tra chi risiede a ridosso del Bosco di Mestre, che conosce per nome fagiani, pavoncelle, porta i nipoti a vedere lepri e leprotti. Una risorsa unica quella del polmone verde, che Ranger, Polizia provinciale e Giacche verdi cercano di proteggere da sconfinamenti. Accade però che gli stessi animali vengono impallinati centro metri più in là dai cacciatori. Uno di questi domenica ha postato sulla pagina Facebook della comunità virtuale di Favaro il suo bottino con tanto si scritta “questa per quelli che ci odiano”. Ne è scaturita una polemica a suon di insulti placata solo quando su esplicita richiesta, l’amministratore del gruppo ha rimosso la foto degli animali morti postata dal cacciatore di Favaro.

Cacciatori

Le doppiette in provincia di Venezia sono circa 4.100 e quattromila sono anche le firme che erano state raccolte per dire basta agli spari vicino al Bosco. Si era parlato di ampliare la fascia di rispetto, proposta poi caduta nel nulla. Il problema è che alcune aree del Bosco come Zaher, Ottolenghi, Manente, sono chiuse alla caccia, altre sono aperte, per l’impossibilità di delimitarle.

Stagione venatoria

La caccia rimarrà aperta fino al 10 febbraio, i cacciatori torneranno a utilizzare i richiami vivi ossia gli «anatidi», 44 le specie cacciabili. Ma il dato più importante, rimangono le distanze cui attenersi, 150 metri sparando verso le case.

Segnalazioni

«Domenica e lunedì» spiega Luigi Artuso, che fa parte dell’Associazione Nazionale Giacche Verdi a cavallo, «sembrava di essere in guerra. I cacciatori hanno iniziato alle 6.30 del mattino e fino la sera, abbiamo contato centinaia di spari e ad ogni sparo un sobbalzo, per non parlare dei cani». Il Bosco della Cucchiarina (zona di Dese) – segnalano le Giacche Verdi – è diventato terra di nessuno. Purtroppo l’Istituzione non ha potuto chiuderlo, quindi metà anno è lasciato ai cacciatori, metà aperto agli abitanti. Dentro la fauna si è riprodotta, le specie si sono moltiplicate e i cacciatori sono lievitati in maniera esponenziale, tanto che la gente non vive più. Inoltre sparano nelle capezzagne, vicino alle strade e alle case, con i loro cani che abbaiano tutto il giorno. La stessa cosa vale per il Bosco di Terronazzo.

La Municipalità

Situazione simile nell’area di via Gobbi, zona Taliercio. Alcuni abitanti di via Vendramin e via Mandricardo hanno scritto al presidente di Mestre, Vicenzo Conte, che ieri ha avvisato in forma ufficiale il comandante dei vigili e le guardie provinciali. «Hanno iniziato a sparare all’alba» spiega, «la gente è arrabbiata e preoccupata, ieri sono venute le guardie e hanno trovato pallini nei giardini». Poi l’appello: «È ora e tempo che venga chiuso alla caccia tutto il territorio comunale».


 

Argomenti:cacciaanimali

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia