Sparavano alle specie protette, denunciati cinque cacciatori

Jesolo. La Polizia ambientale ha sequestrato 150 uccelli, tra cui 8 oche selvatiche: ucciderle è vietato Il raid tra le valli Drago e Grassabò e nella riserva della famiglia Stefanel. Nei guai anche i gestori
Cacciatori in una immagine di archivio. La pre-apertura della caccia ha un impatto ''gravissimo'' sulla fauna. L'allarme arriva dal Wwf, che mette in guardia sulle conseguenze di anticipare la stagione venatoria nei giorni 1 e 4 settembre. ANSA/FRANCO SILVI
Cacciatori in una immagine di archivio. La pre-apertura della caccia ha un impatto ''gravissimo'' sulla fauna. L'allarme arriva dal Wwf, che mette in guardia sulle conseguenze di anticipare la stagione venatoria nei giorni 1 e 4 settembre. ANSA/FRANCO SILVI

VENEZIA. Doppia operazione della Polizia ambientale metropolitana contro quelli che a tutti gli effetti, nonostante le regolari autorizzazioni in loro possesso, sono cacciatori di frodo: amanti della caccia con tanto di licenza che però non rispettano le regole e si divertono a sparare anche ad uccelli di specie protette come le oche selvatiche, che vivono nelle valli del litorale veneziano, abbattendole a decine. Cacciatori che si fanno beffe pure dei limiti di prede consentite per riempire il loro carniere - 25 capi - uccidento molti più uccelli.

Nei giorni scorsi, gli agenti della Polizia ambientale sono intervenuti sequestrando quasi 150 capi - tra i quali una quarantina di oche e anatre selvatiche di tutte le specie - denunciando cinque cacciatori, che avevano appena sparato in valle Drago Jesolo e in valle Grassabò.

Giovedì mattina, gli agenti sono intervenuti nella riserva di caccia gestita dalla famiglia Stefanel, riuscendo a fermare tre “doppiette” con oltre cento uccelli abbattuti (quindi ben oltre il limite loro concesso dal regolamento), ma soprattutto con anche otto oche selvatiche, specie protetta. Nel pomeriggio gli agenti si sono poi spostati nella vicina Valle Grassabò, quando ormai si era sparsa la voce sui controlli in atto. Giunti sul posto, si sono dovuti mettere addirittura con l’auto di traverso per bloccare la strada a due cacciatori che si stavano allontanando in macchina in tutta fretta: nel portabagagli, avevano quasi una trentina tra oche selvatiche, lombardelle, anatre volpoche, tutti uccelli dei quali è assolutamente proibita la caccia.

Anche in questo caso, naturalmente, sono scattati sequestri e denunce: ieri, la pubblico ministero di turno Carlotta Franceschetti ha convalidato il sequestro e ora stabilirà i reati da contestare. Si tratterà anche di verificare se i gestori delle due valli fossero a conoscenza dell’attività di frodo dei loro clienti: in generale, l’accesso a una riserva di caccia viene pagato anche decine di migliaia di euro l’anno, a seconda dei servizi dei quali si usufruisce per il proprio hobby.

Per quanto la Regione Veneto sia molto generosa con il numeroso popolo dei cacciatori - d’inizio gennaio l’aumento fino a 3.600 euro della multa per chi “disturba” l’attività venatoria - esistono specie protette, anche se c’è chi se ne fa beffe. In pochi, per fortuna. Solo la provincia di Venezia conta 6.245 cacciatori regolarmente iscritti e cinque ambiti di caccia: Portogruaro, San Donà di Piave, Area Centrale, Chioggia-Cavarzere e Lagunare Veneta.

Che ne sarà dell’attività della Polizia ambientale provinciale-metropolitana che controllava cacciatori e pescatori? Addetti ai lavori e ambientalisti sono in allerta: proprio in questi giorni, infatti, gli agenti della Polizia ambientale smetteranno la divisa che fu della Provincia e poi della Città metropolitana, per passare alla Regione Veneto.

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