«Sparava alle anatre da una barca ancorata» Cacciatore assolto

Un 40enne condannato in primo grado e gli era stata revocata la licenza, con sequestro  di fucile e imbarcazione  La Cassazione ora gli dà ragione 

MIRA. Cacciare da un natante saldamente ancorato a una struttura o al fondale non è reato. A stabilirlo è una sentenza della terza sezione della Suprema Corte di Cassazione in seguito a un ricorso, contro una condanna in primo grado, presentato da un cacciatore mirese.

Nell’autunno 2016 Diego De Curti, ora 40enne, stava cacciando anatre sparando con il fucile dall’interno della sua imbarcazione, in barena a Giare di Mira nell’area del canale Avesa. Il natante era saldamente ancorato.

Mentre stava cacciando però è stato fermato dagli agenti della Polizia provinciale della Città Metropolitana che gli avevano contestato la caccia da natante, pratica vietata e penalmente perseguibile per motivi di sicurezza.

All’uomo era stata sequestrata la cacciagione, un fucile del valore di circa 40 mila euro e gli era stata revocata la licenza di caccia. L’uomo è stato poi condannato dal Tribunale di Venezia a una ammenda, ed erano state confermate le misure a suo carico.

De Curti, però, assistito dall’avvocato Pascale De Falco, non si è arreso e ha presentato ricorso in Cassazione. L’udienza si è svolta a maggio scorso e ieri è arrivato con il deposito della sentenza l’esito della stessa.

Diego De Curti è stato assolto senza rinvio, perché il fatto non sussiste, in quanto il natante era saldamente ancorato mentre il cacciatore era impegnato nella sua attività venatoria. «Abbiamo dimostrato alla Corte di Cassazione» spiega l’avvocato De Falco «che sparare da una barca saldamente ancorata è come farlo da un posto fisso. Per questo la Corte ha annullato senza nemmeno rinviare la sentenza a un nuovo esame di un tribunale. Di fronte a questa sentenza con il mio assistito ora siamo pronti a chiedere i danni per quanto ha dovuto subire».

Esprime piena soddisfazione per la sentenza Piergiorgio Fassini, ex consigliere comunale di Mira e presidente nazionale di Arci Caccia. «La Cassazione conferma quella che è sempre stata una nostra battaglia e una nostra ferma presa di posizione» afferma Fassini «e cioè che sparare da un natante saldamente ancorato non è reato. Questa sentenza finalmente fa molta chiarezza per il mezzo milione di cacciatori che esercitano la loro passione in Italia».

Se i cacciatori esultano, gli esponenti ambientalisti e animalisti del territorio invitano a tenere a freno gli entusiasmi. «Speriamo che questa sentenza, sulla quale dissentiamo, ma che rispettiamo» spiega l’esponente ambientalista mirese Gabriele Lion «non serva da pretesto per comportamenti scriteriati e senza freni di chi va a caccia. Attività alla quale da sempre siamo contrari». –

Alessandro Abbadir

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