Spara al barista dopo la lite per lo spritz: arrestato un ex gondoliere

Agguato nel locale “Al collo di Modì” in via Garibaldi. Alessandro Pellegrini voleva vendicarsi perché un paio d'ore prima era stato rimproverato per aver rovesciato uno spritz

VENEZIA. È entrato, ha esploso due colpi ed è uscito, lasciando per terra il barista, con una ferita allo zigomo sinistro, cicatrice del proiettile che lo ha colpito di striscio, ma miracolosamente vivo: un centimetro più in là, e questa sarebbe la cronaca di un omicidio. Perché chi ha sparato lo voleva uccidere: per uno spritz, una lite nata circa un’ora e mezza prima della sparatoria per un aperitivo che aveva rovesciato.

Era stato rimproverato dal barista e per questo, già annebbiato dall’alcol, voleva vendicarsi. Ha recuperato la pistola, ed è tornato nel bar. Ne è convinta la Squadra mobile della polizia, che poche ore dopo l’agguato ha fermato una persona, fortemente sospettata di essere colui che ha impugnato la semi-automatica e l’ha puntata, dalla distanza di due passi, contro la vittima, e in serata l’ha arrestata.

L’aggressore è un 36enne di Castello, Alessandro Pellegrini, ex gondoliere, sul quale pesa come un macigno l’accusa di tentato omicidio aggravato, e che ieri pomeriggio è stato a lungo interrogato in questura con l’obiettivo di ricostruire movente e dinamica. La polizia l’ha fermato mentre rientrava a casa con il barchino, vestito così come era entrato nel bar.

Sono le 12.30 di ieri quando in via Garibaldi, a Castello, scoppia il finimondo. C’è un uomo, con il volto travisato da una pashmina rossa e con un cappello tipo Panama in testa, indossa un giubbotto verde, ed è alto un metro e settanta centimetri. Fa qualche passo - non si sa bene da che direzioni arrivi - ed entra nel bar Collo Modì, al civico 1476, uno dei più frequentati della via da veneziani e turisti. L’uomo non dice nulla, estrae la pistola - una semi-automatica - dai pantaloni ed esplode due colpi: uno verso l’alto, con il proiettile che finisce la sua traiettoria conficcandosi sul soffitto, il secondo contro il barista al suo turno di lavoro dietro il bancone.

Si chiama Amir Nedi, è egiziano, ha 34 anni: viene colpito di striscio allo zigomo sinistro e vicino all’orecchio, nel tentativo di nascondersi dietro il bancone per ripararsi dai colpi, che non si aspetta, gli sembrano un incubo. Gli altri presenti nel bar non hanno nemmeno il tempo di accorgersi di quanto successo. All’inizio sembrava uno scherzo, un gioco, un tizio vestito in modo buffo che non dice nulla a tira fuori una pistola. Poi lo stordimento dei due colpi, e il sangue sul volto di Amir, i suoi occhi terrorizzati, e capiscono che non è così.Nella manciata di secondi in cui si consuma la sparatoria nel locale ci sono il titolare, Mimi Ibrahim, pure lui egiziano - che ha preso in gestione il bar da pochi mesi e che già gestisce un altro locale a Castello - un’altra giovane cameriera, e anche un cliente, che se ne sta tranquillo a bere il caffè, e si è sente i due colpi esplodere violenti nelle orecchie.

Gli stessi colpi che terrorizzano i turisti, gli altri negozianti della via di Castello. Tutti si affacciano sulla via, a capire che succede. Quelli che stanno più lontano pensano a un paio di petardi sparati dai ragazzi. Solo dopo capiranno che non così. Dopo i due colpi sparati a bruciapelo l’uomo esce, a passo lento, come se in quel bar fosse entrato a bere un aperitivo e non a cercare di uccidere un uomo. Esce verso destra, imbocca la prima calle lungo il bar e sparisce. Sul posto arrivano i poliziotti della Squadra volanti, quelli della Squadra Mobile guidati da Marco Odorisio che cominciano a interrogare le persone che hanno assistito alla sparatoria, a partire dal titolare del bar, paralizzato per l’accaduto, e che però riesce a fornire elementi utili che permettono, nell’arco di poco tempo, di risalire all’autore della sparatoria, un gondoliere pregiudicato. L’arma che ha usato, però, non è ancora stata trovata. Il barista ferito, dopo i primi soccorsi dei medici dell’ospedale civile, è stato ricoverato all’ospedale Dell’Angelo di Mestre.

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