Spaccio di droga Chiusi due bar e una sala giochi

Martellago. Sigilli dei carabinieri al “Lilli”, “Al Papa” e da “Asso” a Maerne. Le indagini sono durate un anno
Di Alessandro Ragazzo

MARTELLAGO. Spaccio di droga. Quattordici lettere per spiegare la chiusura per dieci giorni di tre locali nel Comune di Martellago. Ieri mattina, su ordine del questore di Venezia Angelo Sanna, i carabinieri del nucleo operativo di Mestre e i colleghi della caserma di Martellago hanno abbassato le saracinesche del bar “Lilli” di piazzale Donatori di Sangue e “Al Papa” di via Pepe, entrambi di Olmo, e la sala giochi “Asso” di piazza Giotto a Maerne. Dunque niente clienti fino al 16 marzo a tutela dell’ordine pubblico e della sicurezza pubblica.

I militari ci hanno lavorato per un anno prima di arrivare al provvedimento di ieri, dopo aver messo sotto la loro lente d’ingrandimento gli esercizi, anche grazie a degli arresti fatti in precedenza. Agli uomini dell’Arma erano arrivate delle segnalazioni da parte dei cittadini, che parlavano di «movimenti molto sospetti», dove facevano una toccata e fuga pure dei tossicodipendenti.

A questo punto sono partite le indagini per ottenere i riscontri, con verifiche a tappeto in diverse fasce orarie scattati dodici mesi fa. E giù, allora, di accertamenti fatti con le pattuglie in transito, talvolta pure in rapida successione, altri dilatando gli intervalli di tempo, per capire chi fossero i frequentatori e i clienti.

Nei controlli cadono dentro pregiudicati, facce note alle forze dell’ordine, tossicodipendenti e altri soggetti. Un lavoro di squadra, che ha portato a coinvolgere la Questura sui movimenti all’interno dei tre locali pubblici.

E la relazione che arrivava sul tavolo di Sanna non lasciava dubbi: da una parte si sospetta che usino la “privacy” dei due bar e della sala slot per vendere la droga, dando appuntamento ai clienti, dall’altra i posti sono meta di sbandati e tossici. Per gli inquirenti sono aree di degrado sociale e di pericolo per i cittadini e residenti.

A questo punto i veli erano stati tolti e dalla Questura è partita subito un’ordinanza di sospensione dell’attività commerciale, facendo riferimento alle disposizioni dell’articolo 100 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza (Tulps), e si è deciso di abbassare le serrande.

Sui titolari e al legale rappresentante dei locali grava l’accusa che i tre luoghi siano ritrovo della criminalità comune; ieri mattina è stato notificato il provvedimento e gli stessi potranno ricorrere al Tar del Veneto o al prefetto di Venezia Domenico Cuttaia se dovessero decidere di contestare legalmente il provvedimento.

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