Sottomarina, il Comune sfratta l’associazione sordi

 Deve lasciare la sede di via del Boschetto per affitti non pagati. Penzo (Pd): «Assurdo»

SOTTOMARINA. Sfratto all’Associazione sordi dai locali comunali di via del Boschetto.

L’amministrazione ha notificato all’associazione onlus l’obbligo di sgombero della sede entro il 31 dicembre, a causa dell’insolvenza nel pagamento dei canoni di affitto. Il problema, che pareva risolto dopo una riunione con l’assessore al sociale Patrizia Trapella e i responsabili degli uffici, è riesploso pochi giorni fa con la lettera di sfratto.

A denunciare il caso è il capogruppo dem Barbara Penzo che sostiene si tratti di una decisione assurda e contraddittoria rispetto agli incontri delle ultime settimane.

La vicenda è iniziata a settembre quando, a seguito dei controlli avviati dall’amministrazione Cinque stelle in tutti gli stabili comunali dati in concessione o in affitto, è emerso che l’Associazione sordi aveva un’insolvenza di quasi 5.000 euro.

«Sono stata contattata dall’associazione», spiega la Penzo, «l’amministrazione le aveva inviato una lettera che chiedeva il saldo totale dell’indennità di occupazione. Visto l’importo importante per un’associazione sociale, le loro preoccupazioni espresse e la rilevanza dell’attività, ho subito coinvolto l’assessore Trapella. Assieme abbiamo fatto un sopralluogo e abbiamo concordato un incontro, che si è tenuto il 5 ottobre, con assessori e dirigenti nel quale l’amministrazione si è presa in carico la soluzione del problema». La cosa sembrava chiudersi lì, ma pochi giorni fa l’associazione ha ricevuto una seconda comunicazione in cui si richiede lo sgombero dei locali entro il 31 dicembre. « Una doccia fredda», spiega la capogruppo, «nell’incontro mi ero detta disponibile a organizzare forme di autofinanziamento per aiutare l’associazione nella raccolta fondi per saldare il debito, magari con una rateizzazione in vista di un rinnovo della concessione che preveda un canone minore rispetto agli 800 euro attuali che sono troppo pesanti per un’associazione onlus. L’idea era piaciuta anche alla Trapella, salvo poi non concertare con gli uffici la risoluzione del problema e cadere dalle nuvole quando questi ultimi hanno fatto partire le richieste di sgombero. Sono davvero preoccupata perché temo che questa modalità di comportamento sia stata adottata in modo generale».

Una lettera simile pare sia arrivata nei giorni scorsi anche ai ragazzi che gestiscono il centro sociale vicino la stazione. «Capisco i controlli e capisco la linea dura con i furbetti», spiega Barbara Penzo, «ma non sono questi i casi. Non stiamo parlando di abusivi, ma di associazioni senza scopo di lucro a valenza sociale, sempre disposte a corrispondere quanto dovuto. Buttarli fuori dallo loro sede sarebbe un’azione gravissima verso forme di mutua assistenza. Senza contare che ci sono altri casi, e mi riferisco a esempio all’ex casa del custode nella scuola Chiereghin, in cui ci sono inquilini che non pagano e non hanno più convenzioni in vigore e non mi risulta siano stati presi provvedimenti».

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